Come tutti sanno, l’unico modo per portare gli esseri umani in altri sistemi stellari è l’ibernazione. Oggi, finalmente, non è più un sogno.
L’esplorazione spaziale è il sogno di tantissimi esseri umani fin dagli anni ’50, cioè da quando l’Unione Sovietica inviò nello Spazio il primo satellite artificiale, chiamato Sputnik 1. Quest’ultimo fu lanciato nel 1957 verso l’orbita terrestre, nella quale orbitò per circa tre settimane con l’obiettivo di dimostrare la fattibilità del volo orbitale. Successivamente, dopo alcuni anni, arrivò finalmente il primo uomo nello Spazio: il cosmonauta sovietico Jurij Gagarin, che partì il 12 aprile 1961.
Il sovietico riuscì a sorvolare il pianeta da una distanza di 315 km, sufficienti per far ammirare al primo essere umano spaziale la bellissima curvatura del pianeta e l’azzurro degli oceani. Solo 8 anni più tardi, invece, gli Stati Uniti riuscirono ad inviare i primi uomini sulla superficie lunare. Per la precisione, due astronauti della missione Apollo 11 atterrarono sulla Luna il 21 luglio 1969.
Naturalmente, se i governi volessero in futuro inviare astronauti in altri sistemi stellari, cioè su pianeti che orbitano attorno ad altre stelle, dovrebbero studiare un metodo che consenta l’ibernazione agli esseri umani senza compromettere la salute degli stessi. Infatti, un classico viaggio spaziale con umani a bordo verso pianeti alieni, sarebbe praticamente impossibile anche fra 100 anni.
Per capire la complessità dell’ipotetico viaggio interstellare, è sufficiente fornire qualche numero: la stella più vicina alla Terra, dopo il Sole, si chiama Alpha Centauri ed è distante solo 4 anni luce. Un anno luce corrisponde a circa 9.461 miliardi di chilometri, quindi 4 anni luce è una distanza enorme per un essere umano.
Con la tecnologia attuale il viaggio di andata, verso Alpha Centauri, durerebbe circa 80.000 anni, ma con l’utilizzo di vele solari speciali il viaggio potrebbe essere ridotto a soli 20 anni. Chiaramente, questi numeri non sono adatti per un viaggio con umani a bordo, neanche se il tempo fosse ridotto a soli 20 anni.
Quindi, l’unico modo per trasformare la specie umana in specie interstellare è quello di adottare la famosa ibernazione. Quest’ultima, in breve, consiste nel far addormentare o “ibernare” gli astronauti per un tempo lunghissimo, fino all’arrivo nel nuovo sistema stellare. In questo modo gli esseri umani non percepirebbero la fatica dei decenni di viaggio.
Ciò che sorprende di più di questa tecnologia fantascientifica, è il fatto che potrebbe diventare presto realtà, forse addirittura fra circa dieci anni. Secondo un’esperta dell’ESA (agenzia spaziale europea), i primi test sull’ibernazione potrebbero cominciare molto presto, e il sogno non è solo far addormentare gli astronauti per decenni, mantenendoli in vita e nutrendoli, ma anche mitigare gli effetti negativi dell’assenza di gravità sul corpo umano. Infatti, gli astronauti per rallentare la perdita di massa ossea e muscolare devono necessariamente praticare attività fisica nello Spazio.
Quindi, un’ipotetica ibernazione farebbe consumare meno risorse all’equipaggio, come acqua, ossigeno e cibo, poiché si troverebbero in uno stato di riposo. Inoltre, non avrebbero bisogno di praticare costantemente ginnastica. Chiaramente, una tecnologia simile potrebbe anche essere usata per aiutare le persone che si trovano in coma sulla Terra. Tuttavia, attualmente sono cominciati i test sui topi per capire la fattibilità dell’ibernazione.
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