Non solo James Webb e i suoi meravigliosi segreti svelati dello Spazio, la NASA vuole evitare l’apocalisse di internet, per salvare il mondo della comunicazione.
Grazie alla costruzione e al lancio di James Webb ormai avvenuto circa due anni fa, la NASA in collaborazione con l’Agenzia spaziale europea (ESA) e l’Agenzia spaziale canadese (CSA) ci sta regalando gioie infinite. Sotto tutti i punti di vista: scoperte e validità dell’ambizioso progetto.
Quel telescopio spaziale a raggi infrarossi ne sta facendo di scoperte, di tutti i tipi. L’erede di Hubble, il più grande telescopio mai inviato nello Spazio, sta aprendo nuovi orizzonti per l’astronomia: è riuscito a scovare molecole organiche complesse in una galassia distante più di 12 miliardi di anni luce dalla Terra, ha mostrato il cuore di una galassia con dettagli unici e una fucina di nuove stelle, spiegando perfino come sono cresciute alcune galassie.
Ma l’utilizzo di James Webb non è soltanto l’unica missione che ha in mente la NASA, oggi più che mai impegnata a salvare il mondo della comunicazione da una possibile apocalisse di internet che porterebbe la Terra a non usufruire di quel mondo parallelo abitato praticamente da tutti gli abitanti del Pianeta.
In tal senso va registrata una missione rivoluzionaria (alla stregua del lancio di James Webb per importanza) della Parker Solar Probe, che si è avventurata (con successo) attraverso il vento solare (unica nel suo genere) con l’obiettivo di impedire alle persone sulla terra di non essere in grado di accedere a Internet. L’alert è stato lanciato già da un po’: non è la prima volta che gli scienziati allarmano i grandi della Terra con avvertimenti preoccupanti sul potenziale impatto di una tempesta solare, comunemente indicata come “apocalisse di Internet”, che ci potrebbe colpire entro il prossimo decennio.
La navicella spaziale è stata lanciata cinque anni fa, intraprendendo un viaggio tanto straordinario quanto importante, che l’ha portata vicino alla superficie del sole, proprio lì dove si genera il vento solare, costituito da un flusso continuo di particelle cariche emanate dall’atmosfera più esterna del sole, nota come corona. Nonostante le condizioni estreme di calore e radiazioni intense, la Parker Solar Probe è riuscita a “sopravvivere”, continuando a raccogliere informazioni cruciali sul funzionamento del sole, altra missione che sta a cuore alla NASA, ma non solo.
Il professor Stuart Bale, l’autore principale dello studio e affiliato con la California University negli Stati Uniti, ha spiegato così l’importanza della comprensione del vento solare: “I venti trasportano molte informazioni dal sole alla Terra. Quindi capire il meccanismo dietro il vento del sole è importante per comprendere le tempeste geomagnetiche, che rappresentano una minaccia per le nostre reti di comunicazione”. Tali evento, altro monito ricorrente, potrebbero lasciare le persone senza accesso a Internet per mesi o addirittura anni, rendendo inutili i satelliti e le linee elettriche. Una vera e propria apocalisse 2.0, perché attualmente non si potrebbe vivere senza internet.
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