In queste settimane tra le notizie più popolari ci sono state sicuramente quelle relative alle cartelle esattoriali. Entrate prepotentemente nella Riforma Fiscale del Governo della Premier Giorgia Meloni, le cartelle esattoriali sono state oggetto di un paio di provvedimenti. Che però non partiranno subito.
Infatti, sulle cartelle esattoriali dal 2025 molto cambierà e forse in meglio per i contribuenti. Oggi facciamo il punto della situazione, per spiegare ai contribuenti che forse è meglio resistere ancora qualche mese per poi sfruttare alcuni vantaggi che la Riforma Fiscale produrrà anche sulle regole della riscossione.
Sulle cartelle esattoriali dal 2025 il Fisco diventa più magnanimo, basta resistere
Solo dal primo gennaio 2025 entrerà in scena la nuova versione della rateizzazione ordinaria. Infatti, chi ha debiti fiscali e non, che sono diventati cartelle esattoriali, potrà godere del vantaggio di una rateizzazione più lunga. Una cosa che oggi è appannaggio solo di chi ha evidenti e dimostrabili situazioni di disagio reddituale ed economico. Oggi un contribuente “normale” può ottenere dall’Agenzia delle Entrate Riscossione solo una dilazione massima da 72 rate. Significa pagare il proprio debito fino a 6 anni con rate mensili. Naturalmente tutto dipende dagli importi, perché per cifre non elevata non è ammessa una dilazione così lunga. Chi invece dimostra, con ISEE, sentenze di fallimento, documenti dei servizi sociali, assistenziali e sanitari, di avere delle situazioni di gravi limiti economici a tal punto da non poter far fronte al pagamento, può spuntare fino a 120 rate. In questo caso si tratta di 10 anni di rate mensili.
Discarico dei vecchi ruoli ed abbattimento delle sanzioni e degli interessi
Dal 2025 tutti i contribuenti a prescindere dalla loro situazione economica potranno sfruttare il vantaggio della dilazione più lunga. Ma un’altra novità, sempre dalla riforma è quella del discarico delle cartelle più vecchie. Se il concessionario alla riscossione non è riuscito ad incassare la cartella per 5 anni, la stessa verrà annullata. Il debito tornerà nelle mani dell’Ente da cui era partito. E sarà questo Ente a stabilire se tornare alla carica con i tentativi di riscossione autonomi, o affidare all’Agenzia delle Entrate Riscossione (o altro soggetto), l’onere di provare ad incassare. Non proviene dalla Riforma Fiscale ma è un’altra notizia importante, la conferma della prescrizione anticipata per le cartelle riferite a debiti con lo Stato centrale.
Anche in questo caso si parla di 5 anni come periodo. In pratica, grazie a delle recenti sentenze dei Tribunali, un contribuente che ha delle cartelle per imposte o tributi statali non pagati per tempo, può ricorrere allo sgravio parziale del debito. Perché anche se si tratta di balzelli che si prescrivono in 10 anni, le sanzioni e gli interessi si prescrivono in 5 anni. Significa che in presenza di una cartella che da 5 anni non è stata più “rinfrescata” da nuovi solleciti o notifiche, anche se il tributo o l’imposta va versata, gli interessi e le sanzioni no.