Giornata a suo modo storica ieri per l’Unione Europea, che ha preso una decisione molto importante e, al tempo stesso, parecchio discussa. A partire dal 2035 infatti non sarà più possibile vendere nei Paesi dell’UE auto inquinanti, quindi a benzina o diesel.
Il voto a Strasburgo ha certificato una notizia che, in realtà, sembrava da tempo nell’aria. Il testo a riguardo prevede la riduzione del 100% (e quindi ovviamente totale) di auto e furgoni che emettano Co2 nel 2035. Entro il 2030 bisognerà ridurre del 55% le emissioni delle nuove auto presenti sul mercato, peraltro verrà presentata entro il 2035 una metodologia atta a meglio comprendere e gestire proprio i dati sulle emissioni di CO2.
Per alcuni produttori di nicchia sarà possibile ricevere delle deroghe in termini ristretti. Questa decisione riguarda prevalentemente i rivenditori di auto di lusso come Ferrari, Maserati e Lamborghini, che però comunque non potranno produrre più di 10.000 auto all’anno o 22.000 furgoni l’anno. Va specificato anche che i veicoli usati potranno comunque circolare, perché il provvedimento è rivolto a tutte le auto che verranno prodotte e create dal 2035 in poi.
In Italia però sono emerse molte voci discordanti dopo questo provvedimento. Una su tutte è stata quella di Antonio Tajani, Ministro degli Esteri, vicepremier e Parlamentare europeo. Tajani ha giustificato il suo punto di vista spiegando di essere un grande sostenitore dell’auto elettrica ma che, a suo modo di vedere, certi ambiziosi obiettivi vanno raggiunti sul serio e non solo sulla carta. Di conseguenza lo stop previsto dal 2035 gli sembra una decisione frettolosa.
Tajani ha anche prenanunciato che l’Italia studierà una controproposta da avanzare al Parlamento Europeo, ovvero la limitazione del 90%. Così facendo si darà la possibilità alle industrie di adeguarsi al cambiamento, secondo quanto spiegato dall’esponente di Forza Italia, il quale ritiene un grave errore la decisione affrettata dall’Europa. “Io ho votato fin dalla prima volta contro tale proposta perché noi dobbiamo difendere anche la nostra industri automobilistica. Con una riforma del genere rischiamo di perdere oltre 70.000 posti di lavoro”, ha concluso.
Anche il Ministro dell’Industria e del Made in Italy Urso ha voluto commentare un provvedimento a suo modo di vedere iniquo. Il Ministro ha infatti spiegato come l’Italia sia in ritardo sulla transizione nel comparto auto e come sia necessario accelerare ma, al tempo stesso, ha spiegato come tempi e modi imposti dall’Europa non coincidano con la realtà. “Non possiamo affrontare la realtà con una visione ideologica e faziosa che sembra emergere dalle istituzioni europee”, ha spiegato. “Mi sembra la stessa visione di quando, fino a qualche anno fa, si guardava alla Russia come unica fonte energetica per l’Europa. Ora rischiamo di passare da loro alla dipendenza tecnologica dalla Cina”, conclude.
La posizione del Governo a riguardo sembra dunque disfattista o comunque non allineata con la decisione dell’UE. Di certo però ci sarà tempo fino al 2035 per cercare di adeguarsi.
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