Lavorare dopo essere stati riconosciuti invalidi può sembrare una cosa strana e invece è la realtà dei fatti. E per due ragioni sono tanti i disabili che continuano a lavorare. Da un lato perché i trattamenti per disabili spesso sono di importo relativamente basso o addirittura, per alcuni di essi non ci sono aiuti economici.
Dall’altro lato perché essere disabili, a meno che non parliamo di gravissime situazioni e patologie altrettanto gravi, non vuol dire che una persona debba essere messa in “panchina”. Anzi, per chi continua a lavorare dopo essere stato riconosciuto invalido, ci sono dei vantaggi. E adesso noi di Intellettuale Dissidente andremo a spiegare che genere di vantaggio l’invalido può avere nel momento in cui va in pensione.
Lavorare dopo il riconoscimento di un’invalidità superiore al 74% può essere vantaggioso in termini pensionistici. Un vantaggio che per il diritto ad un trattamento è sempre applicato, mentre per il calcolo della pensione solo alcune volte.
Il lavoratore che ha una invalidità superiore al 74% per ogni anno di servizio effettivamente svolto dopo il riconoscimento della disabilità c’è da prendere la maggiorazione contributiva. Significa che ogni anno di lavoro vale 1,2 volte ai fini del diritto alla pensione. E se l’anno di lavoro non è completato, il vantaggio è pari ad 1/6 della contribuzione in più. In pratica chi lavora 12 mesi essendo invalido, può avere diritto a 14 mesi di contribuzione. Il vantaggio massimo arriva a 5 anni per chi ha svolto almeno 25 anni di lavoro dopo la visita medica di conferma dell’invalidità. In pratica questa maggiorazione serve nel momento in cui il lavoratore e disabile deve andare in pensione e deve raggiungere i requisiti utili ad una delle tante misure pensionistiche previste.
Quando parliamo di pensioni più alte e anticipate per gli invalidi però non diciamo una falsità. Perché per chi rientra nel sistema retributivo il vantaggio può essere anche economico. Perché si può andare in pensione con una dote di contributi versati superiore vista la maggiorazione. Invece nel sistema contributivo dove conta esclusivamente l’ammontare dei contributi versati nelle montate, la maggiorazione non ha effetto. Perché anche se vale 1,2 volte un anno di contributi, non cambia l’importo dei versamenti del lavoratore. Tornando al diritto alla pensione invece è evidente il vantaggio per il lavoratore. Che, per esempio, se maturasse solo 19 anni di contributi per raggiungere i 20 anni delle pensioni di vecchiaia potrebbe trovare utile sfruttare questa maggiorazione.
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