In genere nel sistema previdenziale italiano esistono definizioni che possono essere considerate erroneamente da parte di chi è interessato ad una pensione. Una di queste definizioni è quella di “precoce”.
Cosa significa lavoratore precoce? Dal punto di vista dialettico, per precoce si intende colui che ha iniziato a lavorare molto giovane. Dal punto di vista previdenziale invece questa definizione può essere interpretata in due modalità, perché sono due diverse tipologie quelle che possono essere applicate al lavoro precoce. E con due diversi vantaggi previdenziali con due diverse misure.
Prima di tutto precoce è il lavoratore che, appartenendo alle giuste categorie, può aspirare ad uscire dal lavoro con 41 anni di contributi. Si tratta della Quota 41 che consente di lasciare il lavoro con questi anni di contributi, purché almeno 35 anni siano effettivi da lavoro ed almeno 12 mesi siano stati versati prima dei 19 anni di età. La misura però si rivolge a chi per 7 degli ultimi 10 anni di carriera (o per 6 degli ultimi 7 anni) ha svolto una delle 15 attività previste dalla misura. Oppure agli invalidi con almeno il 74% di invalidità certificata. O ancora, dai caregivers che assistono un parente stretto disabile con cui convivono da almeno 6 mesi. Ed infine, ai disoccupati che da 3 mesi hanno finito di prendere la NASPI.
Il lavoratore precoce che ha un anno di versamenti prima dei 19 anni di età può anticipare la pensione. Come detto, può andare in pensione senza limiti di età con la Quota 41. Ma il lavoratore che ha iniziato a lavorare prima dei 18 anni può godere di altri vantaggi. Infatti chi non ha contributi versati prima del 1996 può far valere ogni periodo di lavoro antecedente i 18 anni di età, 1,5 volte. La maggiorazione per i precoci quindi è un altro vantaggio che si applica a chi ha una carriera iniziata da giovane. Soprattutto prima della maggiore età. I due vantaggi però non possono essere cumulati. Almeno al momento. Perché, se è vero che la maggiorazione riguarda chi non ha versamenti prima del 1996, la Quota 41 per ovvie ragioni non può essere sfruttata insieme alla maggiorazione. Perché per questioni anagrafiche, non esiste soggetto che oggi ha 41 anni di contributi avendo iniziato a lavorare nel 1996. Al massimo si può trovare con 28 anni di contributi nel 2024.
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