Una cosa che oggi sembra sempre più chiara è che la riforma delle pensioni di cui da anni si parla, rischia di slittare ancora una volta. Nulla da fare nemmeno per il 2025. Il Governo Meloni però da tempo ripete lo stesso ritornello. La riforma delle pensioni si farà, ma entro la fine della legislatura.
Pertanto, il 2025 potrebbe essere l’ennesimo anno di transizione, con piccoli interventi su misure già esistenti, o con alcune misure nuove ma limitate da diversi punti di vista. Per esempio, si parla insistentemente di una nuova misura che richiamerà a qualcuna già in vigore oggi, ma con requisiti più rigidi e regole di calcolo penalizzanti.
Nel 2025 si va verso le pensioni a 63 anni per tutti, perché pare che al posto della Quota 103 dovrebbe entrare in vigore la Quota 104. La misura sarà simile alla precedente, sia come calcolo della pensione che come struttura. L’unica cosa che cambierebbe è l’età minima da centrare che sale da 62 a 63 anni di età. La misura dovrebbe vedere nei 41 anni di contributi la solita età contributiva da completare. E resterebbe con il ricalcolo contributivo della prestazione, cioè piuttosto penalizzante. Al momento è solo una semplice ipotesi, ma basta per capire il trend che sta prendendo il tavolo sulla riforma delle pensioni che va dritto verso il contributivo.
In pratica al lavoratore verrebbe offerto un canale in più per lasciare il lavoro a partire dai 63 anni di età. Ma sarebbe una soluzione utile a tanti o solo a pochi? La domanda sorge spontanea anche perché resterebbero in vigore le varie alternative a questa ipotetica quota 104. A 63 anni un lavoratore si troverebbe a 4 anni di distanza dalla pensione di vecchiaia ordinaria che si centra a 67 anni. Oppure ad un anno e 10 mesi di distanza dalla pensione anticipata ordinaria che si centrerebbe con 42,10 anni di contributi (per le donne 41 anni e 10 mesi).
Naturalmente a 63 anni la nuova misura sarebbe conveniente come età, meno come calcolo visto che sia le anticipate ordinarie che le pensioni di vecchiaia prevedono il calcolo misto. Altre alternative resterebbero le pensioni anticipate contributive a 64 anni di età con 20 di contributi. Ma destinate solo a chi ha il primo versamento dopo il 31 dicembre 1995. Per Opzione Donna e APE sociale invece, non è detto che le misure saranno ancora attive l’anno nuovo.
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