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Pensione di vecchiaia anche a 71 anni di età e i contributi versati trovano giustizia

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Giacomo Mazzarella

Dopo aver versato dei contributi e quindi aver speso dei soldi, un lavoratore vuole avere diritto alla pensione di vecchiaia. Perché versare i contributi serve per la pensione, altrimenti sarebbero soldi gettati al vento.

Eppure, come vedremo, c’è chi nonostante abbia versato i contributi, non può ricevere alcun trattamento da parte dell’INPS. A meno che non rientra in una particolare categoria di lavoratori che possono prendere la pensione di vecchiaia anche a 71 anni di età. Una soluzione che evita il materializzarsi del triste effetto di una contribuzione sprecata per sempre.

Ecco chi è escluso da qualsiasi prestazione a 67 anni di età

La pensione di vecchiaia ordinaria si completa nel momento in cui un lavoratore raggiunge i 67 anni di età ed i 20 anni di contributi previdenziali versati. Se il primo versamento è successivo al 31 dicembre 1995, serve anche che l’eventuale trattamento liquidato dall’INPS sia di importo pari o superiore a 534,41 euro al mese. Chi salta anche uno solo di questi requisiti in pensione non potrà andarci mai. A 67 anni di età chi non ha maturato il diritto alla quiescenza, può chiedere l’assegno sociale. Ma solo se ha delle condizioni reddituali di un certo tipo. Infatti, per prendere l’assegno sociale bisogna avere un reddito proprio che non deve superare i 534,41 euro al mese, cioè l’importo dell’assegno sociale. Se invece il soggetto interessato alla misura è coniugato, non bisogna superare 1.068,82 euro al mese, cioè il doppio dell’assegno sociale.

La quiescenza di vecchiaia a 71 anni può diventare realtà

Come è evidente, capita spesso che a 67 anni di età un contribuente si trovi nella spiacevole condizione di non avere diritto alla pensione e nemmeno all’assegno sociale. Chi tra questi contribuenti ha delle condizioni particolari può aspirare ad un trattamento posticipato. Chi invece non rientra in questa deroga, perde il diritto a qualsiasi trattamento dall’INPS e per sempre. Ed anche se ha versato dei contributi, ma al di sotto dei 20 anni, non potrà mai utilizzarli. La pensione a 71 anni però è una cosa che può essere sfruttata. A questa età infatti bastano solo 5 anni di contributi e senza vincoli di importo della prestazione. Possono accedere alla pensione di vecchiaia a 71 anni solo i contribuenti che hanno il primo versamento contributivo successivo al 31 dicembre 1995. Solo in questo caso c’è la concreta possibilità di ottenere il proprio trattamento in base alla propria contribuzione versata.

Lo strano caso dei contributi silenti senza pensione di vecchiaia

Quanto detto prima è una valida soluzione che molti contribuenti hanno per evitare il materializzarsi della cosiddetta contribuzione silente. In pratica, chi ha versato contributi, ma insufficienti per la pensione, di fatto lascia all’INPS dei soldi che non verranno mai trasformati in rendita mensile. Eppure, il principio fondamentale dei contributi è quello di una specie di salvadanaio. Perché un contribuente versa mese per mese durante la sua carriera, affinché un giorno possa percepire un trattamento. Evidente che nel caso in cui ciò che è stato versato non si trasformi in pensione, l’INPS si troverebbe con dei versamenti a costo zero. Ecco perché appare fondamentale poter sfruttare questa possibilità, anche se, come detto, non tutti possono farlo. Tra l’altro ci sono molti contribuenti che non conoscono questa possibilità. E che restano, se hanno redditi superiori alle soglie prima citate, senza pensione a 67 anni e senza assegno sociale. La pensione di vecchiaia a 71 anni può così essere una valida possibilità da sfruttare.

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