Nel 2024 ormai sono diventate davvero molte le misure di pensionamento che prevedono un tetto massimo di pensione oltre il quale il contribuente non può arrivare a prendere.
Può sembrare un paradosso evidente il fatto che un contribuente, nonostante abbia versato i contributi previdenziali in maniera importante, non possa prendere una pensione più alta di un certo importo. Ma questo rappresenta uno scotto da pagare per anticipare l’uscita di qualche anno. Perché il tetto massimo di pensione viene in generale imposto per le misure di pensionamento anticipato e fino al raggiungimento dell’età utile alla pensione ordinaria. In buona sostanza, non si possono prendere pensioni più alte di un certo importo, e adesso vedremo perché.
Molti lavoratori lamentano proprio questa deriva che sta prendendo il sistema da qualche anno a questa parte. Le misure che prevedono il limite di importo sono diventate davvero tante. In linea di massima il riferimento è al trattamento minimo dell’INPS. Che per l’anno 2024 è pari a 598,61 euro. Si tratta della pensione minima che possono prendere i pensionati che hanno versato poco durante la loro carriera e che si trovano quindi a dover chiedere all’INPS una integrazione del loro trattamento per prendere una pensione più dignitosa. Al contrario, per i contribuenti che hanno versato molti anni di contributi, si pone un freno alla pensione percepita, tagliandola per tutti gli anni di anticipo ottenuti con una misura piuttosto che con l’altra.
L’importo massimo della pensione oltre il quale non si può andare è uno degli aspetti più contraddittori delle varie misure di pensionamento anticipato che l’INPS concede nel 2024. Per esempio, l’Anticipo Pensionistico sociale, meglio noto come APE social, ha nei 1.500€ al mese l’importo massimo della prestazione che un pensionato può ottenere con questa misura. Dal momento che parliamo di lavoratori con 30 o 36 anni di contributi versati effettivamente 1.500 euro di pensione potrebbe essere una cifra facilmente superabile con un calcolo normale basato solo sui versamenti. In altri termini, una forte penalizzazione di assegno per molti contribuenti. Ancora peggio va ai richiedenti della pensione flessibile con la Quota 103. Perché in questo caso, con 62 anni di età bisogna anche raggiungere 41 anni di contributi versati.
Anche se la misura nel 2024 è diventata contributiva con 41 anni di contributi versati non è raro che ci siano lavoratori che si trovano a poter ottenere una prestazione più alta di cinque volte il trattamento minimo. Invece la misura prevede proprio il tetto massimo che non deve superare 4 volte il trattamento minimo INPS valido nell’anno di uscita. Significa che con la Quota 103 nessuno potrà ricevere una pensione superiore a 2.394,44 euro al mese. Lo stesso vincolo vale per il 2024 per la pensione anticipata contributiva. In questo caso un vincolo probabilmente meno severo visto che la misura riguarda chi ha 64 anni di età e solo 20 anni di contributi. Soggetti con il primo accredito dopo il 1995 e quindi con una pensione calcolata con il contributivo che ne abbassa anche gli importi.
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