Se dessimo semplicemente retta al più classico dei luoghi comuni che accompagna il sistema pensionistico italiano dovremmo evitare qualsiasi misura che prevede il calcolo contributivo della prestazione.
Quindi, bocciata a priori Opzione Donna nonostante faccia andare in pensione già a 59 anni di età. È bocciata pure la quota 103 del 2024 che da quest’anno è una pensione contributiva. Eppure, come dimostreremo oggi, non sono pochi i vantaggi derivanti dallo scegliere una delle due misure. Anche se dobbiamo dire che soprattutto una è nettamente favorevole.
Due misure che prevedono il calcolo contributivo della prestazione oggi sono Opzione Donna e la Quota 103. La prima è stata sempre contributiva mentre la quota 103 è diventata contributiva adesso, nel 2024. Con la Quota 103 si va in pensione a 62 anni di età e con 41 anni di contributi versati. Con Opzione Donna invece si va in pensione con 59, 60 o 61 anni di età e con 35 anni di contributi versati. Naturalmente sono due misure che hanno un perimetro di applicazione particolare e non riguardano la generalità dei lavoratori o delle lavoratrici. Sono due misure su cui tutti hanno il dubbio che andando in pensione, in questo modo, finirebbero con l’essere severamente penalizzati dal punto di vista del calcolo dell’importo. Ed effettivamente è così perché soprattutto per chi ha 18 o più anni di contributi versati già al 31 dicembre 1995, il taglio della pensione sarebbe piuttosto netto. Arrivando a superare il 30% rispetto alla pensione che si percepirebbe a 67 anni.
Se dovessimo guardare solo a quello sarebbe evidente che scegliere una delle due misure sarebbe un autentico suicidio. Però bisogna anche guardare a cosa consente di fare l’uscita anticipata dal mondo del lavoro. Perché per esempio chi riesce ad uscire nel 2024 con Opzione Donna, perché ha 59 anni di età e 35 anni di contributi versati, può godere di un anticipo di ben otto anni rispetto alla pensione di vecchiaia e ordinaria. Chi invece esce con la quota 103, si trova a circa due anni di distanza dalla pensione anticipata ordinaria. Oppure a 5 anni di distanza dalla pensione di vecchiaia a 67 anni. Questo significa che l’interessato ad una delle due misure deve considerare quando andrà a percepire mese dopo mese con l’anticipo della pensione. In modo tale da arrivare a considerare quale è la somma totale che riuscirà a percepire in più di trattamento.
Perché è vero che il 30% della pensione tagliata è una cifra piuttosto elevata. Ma si tratta di un 30% che il pensionato inizierebbe a perdere nel momento in cui finirebbe gli anni di anticipo. Non esiste taglio o penalizzazione sulla pensione che non viene percepita. Significa che chi è riuscito ad andare in pensione a 59 anni di età con otto anni di anticipo percepirebbe 104 mesi in più di trattamento considerando anche la tredicesima. E sono soldi che non verrebbero incassati da chi, intimorito dai tagli, rimanda la pensione. Quindi, Niente paura, anche se tagliata la pensione contributiva può essere una valida opportunità per tutti.
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