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Nessuna paura, ecco perché la riforma contributiva delle pensioni non ti penalizza

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Giacomo Mazzarella

Ormai sembra chiaro che il sistema con previdenziale italiano viaggia dritto nella direzione del calcolo contributivo delle pensioni. La parola contributiva è di quelle che fanno paura a moltissimi lavoratori che ancora devono andare in pensione. Lavoratori che pensano al loro futuro in maniera negativa dal punto di vista degli importi delle pensioni che secondo molti saranno sempre più bassi.

Il calcolo della prestazione con il sistema contributivo fa molta paura proprio perché notoriamente è penalizzante rispetto al calcolo misto. È evidente che, se è vero ormai che il Governo pare intenzionato a varare una riforma del sistema votata al contributivo, c’è chi si preoccupa. Ma nessuna paura, ecco perché la riforma contributiva non deve preoccupare i lavoratori.

Come si calcola l’importo della pensione oggi

Il sistema contributivo calcola la prestazione pensionistica in base all’ammontare dei contributi versati durante la carriera lavorativa di un lavoratore. Si distingue quindi dal sistema retributivo perché questo calcola la prestazione in base alle ultime retribuzioni degli ultimi anni di carriera (in genere gli ultimi 5 o 10 anni). Oggi è ancora in vigore il sistema misto. Le prestazioni per chi ha iniziato a lavorare prima del 1996 vengono calcolate sia con il retributivo che con il contributivo. Funziona così la pensione di vecchiaia ordinaria e funziona così pure la pensione anticipata ordinaria. Per i periodi di lavoro antecedenti il 1996 si usa il calcolo retributivo. Per i periodi successivi il calcolo contributivo. A meno che l’interessato non abbia almeno 18 anni di versamenti al 31 dicembre 1995. In questo caso i periodi calcolati con il retributivo sono quelli fino al 31 dicembre 2011 e con il contributivo i successivi.

Nessuna paura, ecco perché la riforma contributiva delle pensioni non ti penalizza

Appare evidente che il soggetto che rischia di essere pesantemente penalizzato dal calcolo contributivo della pensione è proprio chi può vantare 18 anni di lavoro alla fine del 1995. Un taglio della pensione che statistiche alla mano può superare il 30%. Se la riforma delle pensioni produrrà un ricalcolo completamente contributivo di tutte le prestazioni, il taglio della prestazione non sarà per tutti del 30% o più. Perché ormai sono sempre meno i lavoratori che si trovano ad aver maturato una carriera lunga già alla fine del 1995. Evidente che man mano che passano gli anni questa affermazione sarà sempre più forte. Per esempio, un lavoratore che ha iniziato a lavorare nel 1990, avrà solo i suoi primi 5 anni di lavoro nel sistema retributivo. Oggi si trova con 34 anni di contributi, di cui 29 anni che sono già contributivi. In un caso del genere, la penalizzazione per i primi 5 anni di carriera retributiva sarebbe quasi impercettibile.

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