Con le novità in materia pensionistica, introdotte nel 2024 dalla Legge di Bilancio, ecco che si possono materializzare casi particolari che spesso nessuno considera. Una cosa sicuramente positiva il Governo l’ha fatta nel momento in cui ha deciso di eliminare un pesante vincolo sull’importo della pensione a 67 anni per i contributivi puri.
Pochi considerano che l’eliminazione di questo vincolo apre adesso le porte del pensionamento a chi magari nel 2023 non è riuscito ad andare in pensione proprio per via di questo vincolo. E magari ha dovuto lasciare da parte i contributi versati, inutilizzati, per prendere tra mille vincoli reddituali, l’assegno sociale.
Fino al 31 dicembre 2023 chi aveva iniziato a versare contributi dopo il 1995 per accedere alla pensione a 67 anni avrebbe dovuto raggiungere un importo minimo della prestazione. Con 67 anni di età e 20 anni di contributi, chi aveva il primo contributo versato dopo il 1995 non poteva andare in pensione se il trattamento era inferiore a 1.5 volte l’Assegno Sociale. In pratica, sotto 754,90 euro al mese niente pensione.
Molti sono rimasti semplicemente senza trattamenti. Mentre molti altri si sono rifugiati nell’Assegno Sociale. C’è gente quindi, con redditi entro le soglie utili all’Assegno Sociale che a 68 anni ha iniziato il 2024 prendendo 534,41 euro al mese di assegno sociale (nel 2023 era 503,27). Anche se ha 20 anni di contributi versati che però fino all’anno scorso non garantivano la pensione.
Oggi però tutto cambia. Il Governo ha eliminato quel vincolo ed oggi, anche per chi ha iniziato a lavorare dopo il 1995, andare in pensione di vecchiaia è più semplice. Bastano, come detto, 67 anni di età, 20 anni di contributi e la pensione deve semplicemente essere più alta dell’Assegno Sociale. Quindi, chi nel 2023 aveva ricevuto la reiezione della domanda perché la sua pensione era pari a “solo” 700 euro e non arrivava a 754,90 euro (1,5 volte l’Assegno Sociale), oggi può andarci.
Dal percepire 534,41 euro al mese di Assegno Sociale passa a 700 euro di pensione di vecchiaia. Anzi, qualcosa in più. L’INPS aveva assegnato nel 2023 un valore di liquidazione di 700 euro a quella prestazione a 67 anni, nel 2024 a 68 anni dovrà liquidare una più alta visto il cambio di coefficiente di trasformazione che a 68 anni è migliore che a 67 anni.
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