Ci sono dei lavoratori che per via della riforma Fornero, cioè della Legge 214 del 22 dicembre 2011, oggi hanno alcune possibilità in più di andare in pensione. Può sembrare una cosa fuori luogo ma effettivamente è così.
Anche se l’obiettivo era contenere i costi della spesa pubblica, per i cosiddetti contributivi puri (i nuovi iscritti come vennero ribattezzati da quella Legge), cioè con primo contributo versato dal primo gennaio 1996 in poi, la riforma del 2012 ha introdotto alcune agevolazioni. Un contributivo puro può prendere una pensione a 71 anni di età, mentre per gli altri questa occasione non c’è. E poi, sempre un contributivo puro può prendere una pensione a 64 anni di età. Ed anche in questo caso, per chi è un vecchio iscritto, la possibilità non c’è. Ma dal punto di vista del calcolo della pensione, poter lasciare il lavoro ad età così variabili cosa comporta? Molto cambia in base all’età, ed a prescindere da ulteriori contributi versati per chi sceglie di uscire dopo per la pensione.
Un contributivo puro può andare in pensione a 67 anni di età con 20 anni di contributi. Basta che la sua pensione sia pari a 534,41 euro al mese, cioè pari all’Assegno Sociale. Ma può uscire dal lavoro anche prima, cioè a 64 anni di età. In questo caso, bastano sempre 20 anni di contributi. Ma bisognerà arrivare a prendere una pensione pari almeno a 3 volte l’Assegno Sociale. Se la richiedente è una donna invece, la pensione può essere anche pari ad almeno 2,8 volte l’Assegno sociale, se questa è diventata madre una sola volta.
Se invece ha avuto almeno 2 figli, la pensione può essere presa a 64 anni anche solo con un importo pari a 2,6 volte l’Assegno Sociale. Il vantaggio netto però i contributivi puri lo hanno a 71 anni. Chi non ha versato 20 anni di contributi, a 67 anni in pensione non può andare salvo alcune rare deroghe. E non ci andrà mai più se non raggiunge i 20 anni di contributi. Ma se questo soggetto è un nuovo iscritto, ci può andare a 71 anni di età. In effetti a 71 anni bastano per i nuovi iscritti solo 5 anni di versamenti per prendere comunque la pensione.
Ma tornando al calcolo delle pensioni, lo sai che prenderai una pensione più alta anche senza lavorare più proprio in base all’età di uscita. La pensione contributiva si calcola prima di tutto rivalutando il montante dei contributi versati. Questo montante non è altro che la somma di tutti i contributi versati durante una carriera lavorativa mese per mese. Il montante opportunamente rivalutato diventa pensione quando, alla data di uscita, viene moltiplicato per i cosiddetti coefficienti di trasformazione. Che sono favorevolissimi a 71 anni.
Infatti a questa età il montate prima rivalutato, viene moltiplicato per il coefficiente 6,655% e poi diviso per 13 per ottenere la pensione mensile spettante. A 64 anni invece il coefficiente è pari a 5,184%. Significa che a fronte di un montante da 300.000 euro, a 64 anni la pensione mensile sarebbe di 1.196,31 euro, mentre a 71 anni diventerebbe di 1.535,77 euro. Tanto per intenderci, a 67 anni la pensione verrebbe calcolata con il coefficiente 5,723%, producendo un trattamento mensile di 1.320,69 euro al mese.
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