L’attesa di gran parte della popolazione italiani è quella destinata alla riforma delle pensioni. La Legge Fornero va cancellata o superata e questa è una delle priorità del Governo.
Purtroppo, nonostante i tanti interventi normativi del passato, il sistema pensionistico si basa ancora sulla tanto discussa Legge varata dal Governo Monti a far data dal 2012. Requisiti sempre maggiori e aumento sia dell’età pensionabile che della carriera contributiva sono alla base degli inasprimenti che oggi hanno portato a soglie da centrare piuttosto elevate. Se verrà varata una vera riforma delle pensioni, ci saranno alcune nuove misure che probabilmente saranno quelle da tempo discusse. Ma con la novità del calcolo contributivo. Invece senza una riforma oggi i lavoratori possono già programmare l’uscita soltanto in base a due misure che resteranno inalterate fino al 2026.
In pensione nel 2024, 2025 e 2026: i requisiti delle misure ordinarie non cambiano
Per andare in pensione nel 2024 i requisiti per la quiescenza di vecchiaia sono:
- almeno 67 anni di età;
- almeno 20 anni di contributi versati.
Invece, per le pensioni distaccate dai limiti anagrafici, cioè per le pensioni anticipate ordinarie il requisito unico è contributivo e nello specifico:
- almeno 42 anni e 10 mesi di età per gli uomini;
- almeno 41 anni e 10 mesi di età per le donne.
Per tutti serve che almeno 35 anni di versamenti, siano al netto dei contributi figurativi provenienti da periodi di malattia o disoccupazione. E bisogna attendere una finestra di 3 mesi per accedere alla prima pensione a partire dalla data di maturazione dei requisiti.
La riforma delle pensioni, ecco come potrebbe cambiare
I requisiti prima citati se cambieranno, lo faranno nel 2027 quando si prevede un inasprimento di ulteriori 2 mesi (o forse 3 mesi), per via dell’aspettativa di vita. In pensione nel 2024, 2025 e 2026 con la quiescenza di vecchiaia e con quella anticipata, sarà possibile con gli stessi requisiti di oggi. Niente scatti per il prossimo biennio. Ecco perché le due misure consentono già oggi a chi si trova nel loro perimetro, di programmare l’uscita. Per altre misure bisogna attendere la futura Legge di Bilancio o una vera riforma del sistema. Che potrebbe garantire per esempio, l’alternativa alla pensione anticipata ordinaria. In questo caso si tratterebbe della tanto discussa Quota 41 per tutti. Una misura che consentirebbe a tutti di andare in pensione senza limiti di età una volta raggiunti i 41 anni di contribuzione. Ma con calcolo contributivo della prestazione. Una soluzione questa che sta prendendo sempre più piede. E che potrebbe riguardare anche l’altra ipotetica nuova misura, cioè la pensione flessibile a partire dai 62 anni di età con almeno 20 anni di contributi.