Prendere una pensione addirittura a 61 anni è sicuramente una soluzione allettante per molti lavoratori. Se a questo aggiungiamo che per una soluzione di questo genere basterebbero solo 20 anni di contributi, l’appeal di una misura di questo tipo è sicuramente elevato.
Naturalmente non tutti possono sfruttare un canale agevolato come questo. Perché ai soliti requisiti anagrafici e contributivi, serve aggiungere altro. E adesso vedremo di cosa si tratta.
In pensione anche a 61 anni significa che nel 2024 potrebbero trovare la soluzione utile ad anticipare la pensione in nati nel 1963. Ma solo se uomini, perché per le donne la misura è ancora più favorevole visto che consente di andare in pensione addirittura a 56 anni. Come dicevamo, bastano 20 anni di contributi versati. Pertanto, con questa misura che si chiama pensione di vecchiaia anticipata, gli interessati godono di un anticipo di 6 anni se uomini e di 11 anni se donne. Perché a prescindere dal genere, la pensione di vecchiaia ordinaria con 20 anni di contributi non arriva prima dei 67 anni di età. La misura però prevede 12 mesi di finestra come decorrenza e quindi il primo rateo di pensione non può essere percepito prima dei 62 anni per gli uomini e dei 57 anni per le donne.
Possono decidere di lasciare il lavoro anche in questo 2024 i lavoratori nati nel 1963 come dicevamo, o le donne nate nel 1968. Serve però avere una particolare invalidità che non può essere inferiore all’80%. E non si parla di invalidità civile, perché serve l’invalidità pensionabile. Significa che la riduzione all’80% della capacità lavorativa del richiedente la pensione, non deve essere generica, ma specifica per il lavoro che svolge o che ha svolto per gran parte della sua carriera. La procedura passa dal certificato medico introduttivo del medico curante.
La visita medica di conferma della disabilità deve essere effettuata con i medici dell’INPS che devono stabilire l’esatta percentuale di disabilità del richiedente e soprattutto la specificità dell’invalidità per il lavoro che svolge il richiedente. Perché sarà l’INPS a stabilire se nel settore lavorativo interessato, il richiedente può essere dislocato in altre tipologie di mansioni più idonee allo stato invalidante di cui è affetto. Questo come alternativa alla concessione della pensione vera e propria che l’interessato comunque deve richiedere tramite Patronati e professionisti autorizzati portando la certificazione medica del medico di famiglia per presentare domanda direttamente all’INPS.
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