Se hai figli in età adolescenziale e temi possano soffrire di ansia, ecco cosa non devi fare mai da genitore: solo così li aiuterai.
Essere genitore è il lavoro più difficile del mondo e, qualsiasi cosa si faccia, si finisce sempre col sbagliare. Crescere un figlio significa infatti saper dire i no giusti, quelli che lo proteggono da eventuali situazioni pericolose o gli insegnano qual è il limite oltre il quale non si deve andare. Oltre all’educazione, però, ci sono le emozioni e le sensazioni e purtroppo una delle più diffuse tra i ragazzi di oggi è quella dell’ansia.
Purtroppo, infatti, l’ansia è molto comune nelle giovani generazioni e sono sempre di più i ragazzi e le ragazze che si rivolgono agli sportelli psicologici o ai consultori per provare a capirci qualcosa e per stare meglio. I genitori hanno un ruolo essenziale, in tutto ciò: ecco infatti cosa bisognerebbe fare e cosa, invece, andrebbe evitato.
Ansia nei più giovani, il ruolo dei genitori è cruciale
Sono diversi i modi nei quali può palesarsi l’ansia. Uno dei più diffusi è l’isolamento: se noti che tuo figlio o tua figlia si sta lentamente allontanando da tutti gli amici, allora potrebbe star vivendo un periodo psicologicamente fragile. Dalla pandemia in poi, queste sensazioni sono nettamente aumentate e a rivelarlo sono i numeri dei ragazzi e delle ragazze che si rivolgono agli sportelli psicologici per via di ansia, irrequietezza e depressione. Gli esperti, infatti, l’hanno ribattezzata “la generazione Covid”.
Secondo uno studio condotto all’Università di Calgary in Canada, su 80mila adolescenti il 20% oggi ha sintomi d’ansia mentre, prima del Covid-19, la percentuale era del 10%. Lo stesso succede anche in Italia: Laboratorio Adolescenza ha analizzato 5mila adolescenti italiani e ha rivelato che oltre il 40% di loro riferisce ansia, paura e frequente sensazione di fiato corto ed affanno.
In tutto ciò, è fondamentale che i genitori supportino i propri figli anche in questa fase della loro vita e che, fin da quando sono bambini, li incoraggino ad essere autonomi e a gestire le emozioni negative. Di fronte alla noia, alla tristezza o alla frustrazione, l’adulto non dovrebbe né rimproverare, né cercare di zittire l’emozione.
Piuttosto, insegnare al bambino che quella sensazione è valida ed è superabile è il primo modo per costruire con lui una psiche solida. Essergli amici, però, è sconsigliato: soprattutto durante l’adolescenza, è importante che i ragazzi possano differenziarsi dai propri genitori per trovare sé stessi.