Presto sicuramente si tornerà a parlare di riforma delle pensioni, di nuove misure previdenziali e di superamento della riforma Fornero. E ci saranno i sindacati che torneranno a parlare di pensioni di garanzia per i giovani, di flessibilità in uscita e così via dicendo.
In seno alla maggioranza del Governo poi, la Lega tornerà alla carica con il suo cavallo di battaglia della Quota 41 per tutti, magari accettando un compromesso con il ricalcolo contributivo della pensione. Ma alla fine, tutto potrebbe scoppiare come la più comune bolla di sapone. Se diciamo questo, è perché studi e statistiche non fanno presagire nulla di buono. Alla pari di ciò che il Documento di Economia e Finanze ha prodotto in materia previdenziale, cioè zero. E parliamo del principale atto del Governo, secondo solo alla manovra di fine anno.
Se è vero che il DEF fissa gli obiettivi, i capitoli di spesa e le dotazioni per vari provvedimenti dello Stato, ecco perché nel 2025 potrebbe arrivare l’addio alle pensioni anticipate. Naturalmente non quelle ordinarie, perché queste sono misure strutturali del sistema. Ma le alternative che ogni anno vengono lasciate in campo per i lavoratori, rischiano di scomparire. Perdute perché i conti pubblici non permettono di varare nulla di quello che in questi anni molti si aspettavano. Nemmeno la Quota 41 per tutti e nemmeno se in versione meno onerosa per lo Stato, cioè in veste contributiva. Nemmeno imponendo alla misura il ricalcolo contributivo ci sono concrete speranze che la misura un giorno si farà. Perché la spesa pubblica dal 2019 ad oggi è raddoppiata rispetto al decennio precedente, almeno stando ad alcuni studi statistici.
E se nemmeno i tagli alle rivalutazioni delle pensioni, il ricalcolo contributivo della Quota 103, l’aumento dell’età di uscita dell’APE sociale ed il peggioramento imposto ad Opzione Donna, hanno abbassato la spesa pubblica, significa che l’orizzonte è buio. Il motivo è che presto lo Stato farà i conti con dei nuovi paletti e nuovi vincoli di bilancio imposti da Bruxelles. E questo significa che bisognerà tagliare la spesa pubblica, e la voce pensioni e assistenza, ovvero il costo dell’INPS, è quella tra le più alte del panorama. A questo si deve aggiungere l’andamento demografico, con i pensionati che sono sempre di più e i lavoratori che sono sempre di meno. Significa che man mano che passa il tempo, diminuisce il rapporto tra chi deve versare i soldi (tramite i contributi) per finanziare il sistema e chi invece prende i soldi dallo stesso sistema. Un rapporto che rischia di fare implodere il tutto, in barba alle tante aspettative che ci sono sulle pensioni.
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