Se è vero che ci sono famiglie che hanno già ottenuto l’Assegno di Inclusione ormai da mesi, è altrettanto vero che c’è chi non ha preso ancora nulla. E non sempre perché hanno avuto la loro domanda respinta dall’INPS.
In molti casi la domanda viene sospesa. In altri casi invece la domanda è ancora in istruttoria. Chi l’ha presentata da poco non può pretendere niente, perché l’INPS vuole i suoi tempi. Ma ci sono soggetti che hanno presentato la domanda a gennaio e la loro pratica è ancora allo stadio di “acquisita”. Cosa significa?
Come sempre ogni volta che si vara una nuova misura, i problemi possono essere tanti. La fase di messa a punto delle procedure e la fase di entrata a regime di una novità sono sempre difficili. E l’Assegno di Inclusione non fa eccezione.
A febbraio il Ministero del Lavoro rese disponibili i primi dati sull’Assegno di Inclusione. Ben 480mila nuclei familiari aveva ottenuto già il sussidio. Ma la platea che si considerava come quella potenzialmente beneficiaria del sussidio, era di 737mila. E su circa 800mila domande, ben 24.115 domande necessitavano di un supplemento di istruttoria, mentre altre 77.331 domande necessitavano di approfondimenti sull’ISEE. Dati eloquenti nel dimostrare come non tutto è filato via liscio come l’olio. Però per le domande che necessitavano di istruttoria, l’INPS le ha sospese in attesa dei chiarimenti richiesti ai diretti interessati. Così è stato per esempio per chi aveva anomalie sull’ISEE da correggere.
Ciò che stride però è la condizione di acquisita di una domanda presentata a gennaio e che doveva essere liquidata o bocciata entro il mese di febbraio. In questo caso probabilmente l’INPS non può chiedere nulla al diretto interessato ma deve ottenere le informazioni aggiuntive che cerca, da altre strutture. Infatti, per i beneficiari presi in carico dai servizi sanitari, serve la conferma delle ASL. E se questa conferma non arriva l’istruttoria della domanda non va avanti. Lo stesso per i richiedenti che indicano in domanda i servizi di cura che hanno per figli piccoli o invalidi. In questo caso è il servizio sociale comunale a dover comunicare all’INPS la presa in carico. Ma può anche essere che l’INPS trovi segnalazioni riguardo a sentenze di condanna a carico di alcuni richiedenti il sussidio. In questo caso l’INPS vuole la certezza che l’interessato non abbia a suo carico situazioni penali. Ecco perché le domande di Assegno di Inclusione a volte vogliono più tempo per essere espletate dall’INPS.
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