La pensione in anticipo è qualcosa che tantissimi lavoratori possono riuscire a prendere anche nel 2024. Quindi, prendendo il trattamento molto prima rispetto a quanto previsto dalle pensioni anticipate ordinarie oppure dalle pensioni di vecchiaia. Infatti, non sempre i lavoratori per andare in pensione devono arrivare ai 67 anni di età della pensione di vecchiaia ordinaria.
A volte non c’è nemmeno la necessità di arrivare alla soglia dei quasi 43 anni di contributi che servono per le pensioni anticipate. Andare in pensione prima però prevede delle controindicazioni nette che spesso i pensionati, accecati dalla voglia di andare in pensione subito, sottovalutano. Parliamo di penalizzazioni di assegno che per forza di cose, uscendo prima dal lavoro, i pensionati subiscono. Quindi, ecco cosa perde chi va in pensione prima, perché i tagli sono, spesso, notevoli.
Ci sono delle misure che prevedono negli importi di pensione calmierati. In pratica, pensioni che non possono superare un determinato importo. A prescindere dai contributi versati ed a prescindere da ciò che effettivamente spetta al pensionato. Misure che prevedono l’accettazione incondizionata dei tagli da parte dei contribuenti. Infatti ci sono dei lavoratori che uscendo dal lavoro con una misura di pensionamento anticipato, accettano di prendere meno rispetto a quello che avrebbero dovuto prendere rimandando l’uscita. In primo luogo, perché il calcolo contributivo della prestazione è penalizzata in misura proporzionale all’età di uscita. Più giovani si esce dal lavoro meno si prende di pensione, perché il coefficiente di trasformazione del montante contributivo in pensione è più sfavorevole. Inoltre, chi interrompe la carriera lavorativa prima, non versando più contributi, non accumula ulteriore pensione.
Se quelle prima citate sono penalizzazioni fisiologiche della pensione, perché sono tagli di pensione inevitabili dovute alle regole del sistema, ci sono anche le penalizzazioni derivanti dalle misure. L’APE sociale, per esempio, è una prestazione che può arrivare a massimo 1.500 euro di rateo. Il lavoratore che ha diritto ad una pensione più ricca prenderà di meno. Un pegno da pagare per l’uscita a 63 anni e 5 mesi prevista dall’APE sociale. E il taglio durerà fino ai 67 anni di età. Quando terminando l’APE, il diretto interessato deve chiedere la sua pensione di vecchiaia ordinaria. Ed anche per la Quota 103 il meccanismo è identico. Uscendo a 62 anni con la misura, il pensionato può percepire una pensione fino a massimo 4 volte il trattamento minimo INPS. Significa una pensione non superiore a 2.394,44 euro al mese (trattamento minimo 2024 pari a 598,61 euro). E anche per Quota 103, taglio fino ai 67 anni di età.
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