L’APE sociale è una delle principali misure di pensionamento che ci sono oggi in Italia. nata nel 2017 la misura ha consentito il pensionamento in anticipo a molti lavoratori che altrimenti non avrebbero potuto lasciare il lavoro. Ma siamo sicuri che sia una vera e propria pensione?
Molti considerano la misura più assistenziale che previdenziale. Ed in effetti la misura è un assegno di accompagnamento alla pensione. A tal punto che se il titolare della prestazione muore, ai superstiti, coniuge compreso, non spetta la pensione di reversibilità. Per i superstiti però c’è la possibilità di prendere la pensione indiretta. Ma non sempre. Ecco chi ha diritto alla pensione indiretta anche dopo l’APE.
L’APE sociale è una prestazione che si prende a partire dai 63 anni e 5 mesi di età nel 2024. Fino al 2023 la misura si prendeva a partire dai 63 anni. L’APE sociale è destinata solo a caregivers, invalidi, lavoro gravoso e disoccupati. E bastano 30 o 36 anni di contributi (questa carriera riguarda il lavoro gravoso). Si tratta di una specie di reddito ponte che accompagna il lavoratore alla pensione. Infatti si può prendere dai 63 anni e 5 mesi di età ai 67 anni, quando poi l’INPS liquida la pensione di vecchiaia. In caso di decesso del pensionato, l’APE sociale non dà diritto alla reversibilità. Perché anche se collegata ai contributi versati, la misura non è una vera e propria pensione. Tanto è vero che i superstiti di un titolare di APE sociale deceduto devono passare a richiedere la pensione indiretta. Misure quest’ultima che è il trattamento ai superstiti in caso di decesso di assicurati ma non ancora pensionati.
Tutto ok allora? Ai superstiti di un pensionato da APE sociale deceduto spetta la pensione indiretta? Per qualcuno sicuramente si, ma non sempre si può. E adesso vedremo perché. Innanzi tutto, la pensione indiretta riguarda solo determinati assicurati. Infatti, il deceduto non ancora pensionato ma titolare dell’APE sociale, deve essere iscritto all’assicurazione generale obbligatoria da almeno 15 anni. Si tratta dell’anzianità assicurativa, con il primo contributo che deve essere stato versato almeno 15 anni prima della domanda di pensione indiretta. E poi, servono almeno 3 anni di contributi versati negli ultimi 5 anni, ed una carriera minima di 5 anni di versamenti (ma se un soggetto ha preso l’APE sociale, la carriera maturata è di almeno 30 anni).
Se il titolare dell’APE sociale muore a 64 o 65 anni, non si hanno problemi perché si presuppone che abbia maturato i 3 anni di contributi negli ultimi 5 anni. Se invece il defunto aveva 66 anni, essendo trascorsi già 3 anni in APE sociale, probabilmente viene meno il requisito prima citato. A meno che l’INPS non interpreti i 3 anni di contributi negli ultimi 5 anni non dalla data di presentazione della pensione indiretta, ma dalla data di liquidazione dell’APE sociale.
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