La matematica non è un’opinione oppure, i numeri non mentono mai. Sono dei proverbi o dei detti di uso comune che possono calzare a pennello per l’Assegno di Inclusione e per il Reddito di Cittadinanza.
Dopo i primi tre mesi di funzionamento dell’Assegno di Inclusione i primi dati permettono già di fare un bilancio. E sui numeri, le differenze tra Reddito di Cittadinanza ed Assegno di Inclusione sono eloquenti nel dimostrare come con la nuova misura la rigidità la fa da padrona. Rigidità nel concedere il sussidio ai richiedenti, cosa che con il Reddito di Cittadinanza non accadeva.
Con il Reddito di Cittadinanza lo Stato spendeva anche 600 milioni di euro al mese. Con l’Assegno di Inclusione non arriva a spendere 360 milioni. Sono meno di 600.000 infatti i beneficiari dell’Assegno di Inclusione, che prendono in media poco più di 600 euro al mese. Ma le domande presentate da parte dei cittadini per il nuovo sussidio, sono state oltre 1,2 milioni. Sono più le domande respinte che quelle accolte quindi. Perché i controlli sul nuovo sussidio sono più serrati e perché adesso sono controlli preventivi, effettuati prima di erogare il sussidio e non dopo come succedeva con il Reddito di Cittadinanza.
Misura quest’ultima, percepita per mesi e mesi anche da chi non ne aveva diritto. E si tratta di una delle maggiori contestazioni che venivano fatte alla misura tanto cara al Movimento 5 Stelle. Un Reddito di Cittadinanza percepito da chi non aveva diritto per delle dotazioni patrimoniali fuori limite che però venivano scoperte solo dopo diversi mesi. Quando il beneficiario veniva assoggettato a controlli che si applicavano a campione.
Controlli più selettivi quindi, per evitare che un sussidio venga concesso a chi ha patrimoni superiori ai limiti previsti, auto di grossa cilindrata e nuove comprate da poco, oppure condanne penali a carico che prima, con il Reddito di Cittadinanza passavano inosservate. Bocciano la metà delle domande di Assegno di Inclusione proprio per via della maggiore accuratezza dei controlli. E questo può essere tradotto nel fatto che il Reddito di Cittadinanza effettivamente finiva nelle tasche di molti furbetti e molti non aventi diritto. perdendo quella sua natura di misura a contrasto della povertà che effettivamente doveva essere fattore determinante per il successo della misura. I numeri che dimostrano tutto questo sono quelli snocciolati da Claudio Durigon. Il sottosegretario al Lavoro, il leghista Claudio Durigon durante un questione time alla Camera ha effettivamente sottolineato come siano i controlli alla fonte le cause di questi numeri.
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