Una sorta di tolleranza zero a prescindere da tutto, a partire dagli importi. La novità che produce una recente sentenza della Consulta riguarda i sussidi contro la povertà e per l’inclusione sociale e lavorativa della popolazione più in difficoltà. la materia è di quelle spinose perché riguarda il gioco d’azzardo e i sussidi.
Nulla da fare per i beneficiari di un sussidio o per i potenziali richiedenti per chi è dedito a giocare. Una cosa logica visto che tra i principi ostativi di un sussidio c’è anche questo, cioè che non dovresti giocare d’azzardo per prenderli. Ma i risvolti della sentenza vanno oltre.
Tra i requisiti per prendere Assegno di Inclusione e Reddito di Cittadinanza non si parla di gioco d’azzardo. Piuttosto si parla di gioco per le vincite che andrebbero dichiarate per permettere all’INPS di considerare queste vincite per la liquidazione del sussidio. Resta comunque il fatto che i soldi delle ricariche, sia per il vecchio Reddito di Cittadinanza che per il nuovo, non possono essere spesi per il gioco. Oggi con le banche dati di cui ha disponibilità anche l’INPS, è facile risalire anche a questo aspetto della vita di un contribuente. Il proprio codice fiscale di un qualsiasi conto gioco finisce in una banca dati. Si chiama Anagrafe dei Conti Gioco. In passato non sono mancate revoche dei sussidi di fronte a soggetti che avevano vincite non dichiarate di cui Guardia di Finanza e INPS erano venute a conoscenza tramite questa banca dati. Il problema di incostituzionalità sollevato da un ricorso alla Consulta riguarda le vincite lorde. Perché di fatto pochi sono coloro che sono in attivo con il gioco d’azzardo. Come tutti sanno, vince quasi sempre il banco. Ma anche la vincita lorda non dichiarata è ammessa come situazione che porta alla revoca di un sussidio.
“Giusto non dare il reddito di cittadinanza a chi è povero ma gioca d’azzardo”, sarebbe questa la motivazione di una sentenza depositata il 29 marzo scorso. A maggior ragione se si pensa che i soldi del sussidio se erogati ad una persona ludopatica alimenterebbe la problematica. Un Tribunale di Foggia aveva sollevato questioni di incostituzionalità da parte delle istituzioni che revocavano il sussidio a chi aveva questo vizio. Anche perché secondo qualcuno, andrebbero verificate le vincite nette e non quelle lorde. Secondo la Consulta invece, non è possibile considerare le perdite, e quindi finendo nel conto gioco le puntate vittoriose, queste andrebbero dichiarate. A prescindere dalla sentenza comunque, anche adesso che c’è l’Assegno di Inclusione, i beneficiari dovrebbero prestare attenzione massima a non giocare e non mettere a rischio il sussidio per questo vizio.
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