Luciano Benetton è il noto imprenditore veneto che con i fratelli Carlo, Gilberto e Giuliana detiene l’impero da 18 miliardi di euro dei Benetton.
Nati come industria e impresa tessile, con i coloratissimi e rivoluzionari maglioni venduti a partire dall’Italia e da Parigi in tutto il mondo, gli interessi Benetton ora spaziano in tanti settori: dalle autostrade nazionali e internazionali (come tristemente ci ricordano i drammatici fatti relativi al Ponte Morandi di cui i Benetton sono stati ritenuti responsabili di incuria e di cattiva gestione), aeroporti, telecomunicazioni, banche, compagnie assicurative, ristorazione, attività immobiliare e molto altro.
E in questo “molto Altro” c’è la produzione della propria lana, quindi il possesso oltre che della Azienda Agricola Maccarese, la più grande d’Italia, di ben 900.000 ettari di terre in Patagonia, che rendono i Benetton i più grandi proprietari terrieri dell’Argentina.
La versione romantica della storia vede il fratello più giovane dei quattro Benetton, ovvero Carlo, deceduto nel 2018, innamorarsi delle terre sconfinate e ricche della Patagonia. Distese immense in cui si alternano paesaggi tra i più vari incorniciati dalle pre-Ande. Terre ideali per i pascoli, uno dei business della famiglia che anzi aveva bisogno di essere incrementato.
La verità è che i governi argentini hanno negli anni, preparato il terreno per far si che latifondisti stranieri comprassero quelle terre. Terre sottratte come sempre è accaduto in America Latina alle popolazioni autoctone con il sangue, la repressione e la cacciata dei Mapuche costretti a rifugiarsi nelle zone più fredde e ostiche.
Una regione così, come la Patagonia, di più di quaranta milioni di ettari è stata comprata da soli circa mille proprietari, tutti stranieri. E tra Nestlè, George Soros, Sylvester Stallone, Ted Turner (per citarne alcuni) i Benetton sono i proprietari terrieri maggiori con i loro 900 mila ettari di pascoli. Pascoli quelli della Patagonia i cui numeri fanno impallidire quelli della più grande azienda italiana di Maccarese.
Tra i laghi, i fiumi gli altipiani e le valli della regione argentina i fratelli Benetton gestiscono tramite la Compania de Tierras Sud Argentino più di 270.000 capi di bestiame per la produzione di lana.
“Da un grande potere derivano grandi responsabilità” questo detto vale per i supereroi ma anche per chi detiene il potere economico. Soprattutto se questo potere economico gestisce la vita di centinaia di persone.
E dalle grandi responsabilità che la famiglia Benetton ha in Patagonia c’è sicuramente quella della gestione dei rapporti con le popolazioni indigene, i mapuche, che non è mai stata semplice. Ci sono stati vari casi di rapimenti e di omicidi irrisolti. Nessuna, specifichiamo, delle aziende del più grande proprietario terriero dell’Argentina è stato indagato. Ma sono delitti ricondotti dalla stampa alla richiesta da parte dei mapuche di riappropriarsi di parte delle loro terre di origine dalle quali sono stati cacciati.
Ma concentriamoci sulle azioni dirette dei proprietari terrieri Benetton.
Sono stati infatti accusati di aver ceduto le peggiori porzioni di terre alle tribù autoctone della Patagonia che le richiedevano. Ma anche aver messo su un museo sulla loro storia solo per imbonirli ed evitare altri problemi.
Inoltre, il più grande proprietario terriero dell’Argentina è stato accusato di inquinamento. Ovvero di aver utilizzato sostanze chimiche e pesticidi tossici nel progetto di forestazione di una delle aree di sua proprietà.
Tanti sono gli scandali che hanno colpito l’impero Benetton.
Dal ponte Morandi in Italia alla fabbrica crollata in Bangladesh dove i fratelli imprenditori risarcirono le famiglie di mille e cento operai morti sotto le macerie mentre lavoravano i capi della nota marca italiana. Allo scandalo, ancora, in Turchia di bambini di 9 anni sfruttati nelle fabbriche sempre al servizio della casa di moda trevigiana. E anche in Patagonia i colori vivaci che caratterizzano il brand sono sbiaditi da accuse e critiche per la gestione dei latifondisti in Argentina.
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