Quando si parla della normativa Buona Scuola ci si riferisce a una riforma che è stata introdotta per la precisione nel 2015 quando al governo c’era Matteo Renzi.
Questa riforma nasce con un obiettivo ben preciso e specifico e cioè almeno teoricamente migliorare il livello di istruzione in Italia, attraverso un cambiamento della struttura del sistema scolastico.
Parliamo di una legge che è stata molto discussa sia per quanto riguarda l’opinione pubblica che ovviamente a livello politico, considerando che ci sono state delle reazioni assolutamente molto diverse e contrastanti.
Infatti una parte dell’opinione pubblica e dei politici l’ha apprezzata, facendo anche i complimenti al governo per aver avuto questa idea, perché l’hanno considerata come un tentativo concreto e positivo di modernizzare la scuola italiana.
Allo stesso tempo invece altre persone l’hanno considerata come una riforma assolutamente negativa e penalizzante per tutte le persone che lavorano all’interno della scuola, compreso ovviamente gli insegnanti.
Questa norma prevede alcune misure particolari e anche per questo molto discusse. E ora le andremo ad elencare:
Parliamo quindi di cambiamenti assolutamente significativi tra i quali ce n’era uno assolutamente discusso nonchè considerato controverso e cioè quello che prevedeva un’autonomia maggiore di ogni scuola.
Quindi in base a quello che abbiamo appena detto ogni scuola avrebbe avuto più libertà e autonomia sia per quanto riguarda l’organizzazione dei programmi scolastici, ma anche e soprattutto per quanto riguarda la gestione economica.
In pratica questo significava che ogni scuola avrebbe potuto scegliere di aumentare il numero di assunzione degli insegnanti a tempo determinato. Al contempo le scuole avrebbero avuto anche l’opzione di scelta per quanto riguarda incentivi e premi agli insegnanti in base a quello che è il loro rendimento annuale.
Questa parte della riforma suscitò delle reazioni molto negative sia dai sindacati che dagli stessi insegnanti perché entrambe le parti sostenevano che avrebbe provocato una privatizzazione esagerata delle scuole, nonché uno svantaggio di alcune tra di esse, rispetto a quelle più forti.
Inoltre la preoccupazione era legata a una possibile minor garanzia dal punto di vista occupazionale per i docenti.
In ogni caso nonostante i tanti pareri negativi, e le molte perplessità espresse da varie parti, questa riforma cioè buona scuola venne approvata dal Parlamento italiano proprio nell’anno 2015.
Si tratta di una riforma che fu sostenuta da molte persone che la credevano positiva nell’ottica di modernizzazione della scuola italiana che dovrebbe avere lo scopo di fornire ai giovani un’istruzione più legata ai tempi che stiamo vivendo.
Ma per molto tempo ci sono stati molti critici che sostenevano che la riforma era stata decisa in maniera troppo frettolosa, senza prima analizzare altri problemi che stavano condizionando anche in quel momento storico tutto il sistema scolastico italiano.
Ci si riferiva soprattutto ai pochi sostegni economici e pratici dati agli studenti che soffrono di disabilità o cose del genere, ma anche alla qualità scarse dal punto di vista strutturale della maggior parte degli edifici scolastici italiani.
La decisione di approvare questa riforma non poteva lasciare indifferenti molti partiti importanti che facevano parte del governo ma anche dell’opposizione nel senso che alcune erano molto favorevoli mentre altri per niente.
Per esempio ovviamente il Partito Democratico di Renzi la riteneva un’ottima scelta che avrebbe portato degli ottimi risultati al sistema scolastico italiano dal punto di vista del funzionamento dell’efficienza delle scuole.
Anche se c’è da dire che alcuni membri del Partito Democratico erano un po’ erplessi dalle conseguenze che la riforma avrebbe avuto sui docenti dal punto di vista occupazionale: ci riferiamo soprattutto a quei politici vicini ai sindacati.
Ovviamente i partiti di opposizione non hanno reagito bene a questa decisione perché in particolare la Lega Nord e il Movimento 5 Stelle la definirono solo una semplice propaganda portata avanti del governo Renzi con lo scopo di dare un’immagine falsata di quello che era il programma portato avanti al governo.
I partiti di opposizione definivano questa riforma come assolutamente inconsistente soprattutto sul medio lungo termine perché la ritenevano priva di visione per quanto riguarda il settore scolastico italiano.
Anche loro erano preoccupati per un aspetto che abbiamo già sottolineato più volte l’articolo e cioè su una eventuale possibile riduzione dei diritti e gli insegnanti.
Possiamo dire quindi in definitiva che questa riforma cioè la norma Buona Scuola ha diviso sia nella politica che l’opinione pubblica italiana. Però nonostante ciò molte delle misure previste dalla buona scuola sono stati in vigore anche negli ultimi anni.
Ci riferiamo per esempio a una maggiore autonomia che le scuole hanno per quanto riguarda la gestione degli aspetti economici del loro lavoro. Però è giusto anche dire che la normativa è stata modificata un paio di volte con lo scopo di creare equità e non disuguaglianza tra le varie scuole.
Altra cosa importante da sapere è che in questi anni il sistema di riferimento degli insegnanti è stato cambiato più volte perché si è cercato di dare più importanza alla qualità e alla meritocrazia nella scelta.
Inoltre è anche vero che non tutti si schierarono in maniera così netta a favore o contro questa di farlo perché ci furono per esempio alcuni partiti come sinistra ecologia libertà e Partito Comunista Italiano che ritenevano per alcuni aspetti positivi queste riforme, ma per altri no.
In pratica ritenevano positivo lo scopo che c’era alla base e cioè la modernizzazione del sistema scolastico italiano ma criticavano anche loro alcune norme soprattutto quelle su un’autonomia della scuola che era ritenuta esagerata.
Di sicuro la norma che ha avuto un impatto anche a livello internazionale, visto che è stata discussa nei giornali di altri paesi europei.
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