La casa farmaceutica ha pubblicato il report dedicato agli eventi avversi, comprese cecità e complicazioni della gravidanza
Il report della Pfizer contiene le segnalazioni di 3mila decessi, 900 casi di cecità e 700 complicazioni della gravidanza. Si tratta della raccolta dei casi sospetti o presunti, non come tali verificati, di danni causati direttamente o indirettamente dal vaccino. Come sempre le speculazioni sono facili, anche perché è sufficiente appiattire in una definizione generica le asperità del caso singolo.
Il report contiene in 400 pagine l’elencazione dei casi segnalati nella fase di farmacovigilanza passiva. E’ la fase che raccoglie le segnalazioni spontanee, che vengono ripartite in “non serious” o “serious”, a seconda dell’importanza. Ad esempio i casi di eritema sono 198 in tutto, di cui 195 non seri e 3 seri. L’eritema consiste in un’infiammazione della pelle, che si può verificare in seguito all’iniezione praticata per somministrare il vaccino.
In una terza colonna del report viene indicato il numero degli studi “non interventistici” dedicati al tipo di effetto avverso, come appunto l’eritema, o l’eruttazione o i disturbi gastrointestinali. Se c’è stato uno studio non interventistico, ovvero osservazionale, significa che il paziente su cui s’è verificato il caso avverso è stato semplicemente osservato passivamente dal personale sanitario. Senza sperimentare variabili, per cercare di curare il paziente.
I tipi di evento avverso sono molto numerosi, alcuni dei quali letali, come l’arresto cardiaco. Alla voce “cardiac death” si trova il dato di 76. La causa è veramente il vaccino? Oppure la paura? Doveva realmente essere vaccinata quella persona? Soffriva di intolleranze che non sono state considerate? Si può anche legittimamente porre la domanda in senso opposto.
Ovvero si può chiedere se la morte di un paziente sia stata troppo frettolosamente addebitata a cause occasionali, quando invece potrebbe trattarsi di un effetto del vaccino. Il bisogno di fare una segnalazione dipende da fattori culturali e professionali. C’è chi non segnala perché è convinto che sia inutile. E chi invece è determinato nel far conoscere ogni dettaglio negativo. Ragionevolmente, nulla però va trascurato.
Sono sempre casi segnalati, in attesa di verifica scientifica. La segnalazione è di per sé di natura eterogenea. Può essere compiuta da medici, farmacisti aziende farmaceutiche, oltre che da informatori scientifici, infermieri e operatori sanitari. La legge impone la segnalazione farmacologica passiva, nell’interesse dei pazienti e dei cittadini in generale.
Nessun farmaco infatti viene considerato sicuro al 100%. La prima norma sulla farmacovigilanza, in Italia, è stato il decreto legge 30 aprile 1987 n°443, poi convertito nella legge 531/1987. Da quel momento veniva sancito l’obbligo di fare le segnalazioni spontanee, che non significavano quindi immediatamente denuncia o accusa, ma richiesta di verifica.
E’ prevista anche la fase della farmacologia attiva, che si verifica quando il sistema sanitario fa analisi epidemiologiche, documentando statisticamente quali sono le malattie che insorgono in un dato territorio in un dato periodo di tempo. Le statistiche vengono quindi scientificamente analizzate e interpretate con criteri di comprovata efficacia.
Ecco perché le segnalazioni non equivalgono a una prova e nemmeno a una sentenza. Si tratta di dati che vanno considerati con la massima serietà e poi verificati. Si comprende quindi e si giustifica l’insistenza di chi, come i novax, chiede più cautela, meno retorica e meno pressione politica. E soprattutto occorre informazione indipendente e autorevole. La più pressante richiesta dei novax è che i vaccini non siano resi obbligatori in modo indiscriminato, visto che i rischi non mancano.
Le segnalazioni possono essere compiute sottostimando gli effetti indesiderati, come osserva Paolo Gulisano su “La nuova bussola quotidiana”. Impossibile però escludere che accada il contrario, ovvero un eccesso di zelo che sopravvaluti il presunto malessere. Sarebbe comunque assurdo e delittuoso non prendere sul serio le lamentele dei pazienti.
Intervengono inoltre le critiche alle affermazioni del premier Mario Draghi, considerate troppo rassicuranti. E la celebre contestata frase di Papa Francesco che ha definito i vaccino “un atto d’amore”. Le polemiche in questi casi raccolgono istanze di vario genere.
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