Valentina Nappi, che minaccia su social e giornali di scendere in politica è nata a Scafati nel 1990 e, per i non addetti al genere, è una porno attrice italiana. E’ entrata nel mondo della pornografia e dei film per adulti con Rocco Siffredi e da allora ha al suo attivo una lunga filmografia, produzione di contenuti porno e copertine di Playboy.
Molto conosciuta nel settore ha anche un blog su Micro Mega nel quale scrive di attualità, politica e molto altro.
Da pornoattrice a politica?
La dichiarazione di Valentina Nappi di pensare di entrare in politica è una provocazione o un’intenzione seria? In realtà la pornoattrice non è nuova ad intervenire a commento di fatti di attualità o politici. Si dichiara pornostar comunista, o comunque di sinistra e sicuramente anti-lega e anti-Salvini. E in effetti la sua disputa politica con Salvini è ricca di provocazioni di lei, che si è anche candidata idealmente a capo della Lega, e risposte di lui. Sempre sopra le righe, pungente e sfacciata, dai suoi canali social o nelle interviste, le sue dichiarazioni hanno sempre provocato dibattiti e dato un taglio diverso e particolare alla monotonia a volte della politica italiana.
I precedenti illustri: Moana Pozzi e Ilona Staller
Valentina Nappi non è certo la prima pornostar che in Italia si è interessata di politica. I due illustri precedenti sono stati Ilona Staller, in arte Cicciolina, eletta alla Camera dei Deputati per il Partito Radicale di Pannella e Moana Pozzi, esponente del Partito dell’Amore. Ilona Staller si è dedicata nella sua breve parentesi parlamentare alla difesa dei diritti, alla lotta contro il nucleare e al disarmo. Il partito dell’amore fu invece una operazione sostanzialmente di marketing. Un partito nato tutto dall’ambiente dei film hard e per adulti, e fondamentalmente un partito qualunquista e anti sistema.
Perchè Valentina Nappi ha minacciato di entrare in politica?
E’ di nuovo tutta colpa della Lega.
L’ipotesi di decidere di fare politica nasce da una proposta di legge da parte del famigerato Senatore cattolico-conservatore Pillon. La proposta consiste nel rendere obbligatorio il parental control riguardo i contenuti porno su tutti i devices. In pratica propone di invertire la procedura del parental control, ovvero della censura dei contenuti per i minori.
Se oggi vogliamo bloccare dei contenuti dobbiamo attivare la modalità filtro che impedisce la visione di contenuti violenti, volgari o pornografici. Secondo la Lega e Pillon deve avvenire il contrario. Censura a tutti e eventualmente richiedere lo sblocco dei contenuti sensibili.
Valentina Nappi contro la censura
La solita censura leghista alla quale Valentina Nappi non ci sta. Non ci sta principalmente in difesa della sua categoria lavorativa. Anche se è un settore particolare, come tutto il mondo dello spettacolo anche il porno ha subito forti perdite economiche per la Pandemia. E la crisi, come per gli altri rami dello spettacolo non è ancora finita.
Con questa misura legislativa il settore subirebbe un altro duro colpo di arresto dal quale molti non si riprenderebbero più.
Ma la questione è anche ideologica. La censura non ha mai portato i cambiamenti sociali sperati. Inoltre con buona probabilità andrebbe a creare mercati alternativi, e “vie di fuga” dai blocchi dei contenuti sensibili che risulterebbero ancora più pericolosi per bambini e adolescenti.
Valentina Nappi in politica: è scandaloso…o no?
Alla provocazione della pornostar italiana sono seguite ovviamente esternazioni di disappunto e indignazione. L’eventualità che una rappresentante dello spettacolo per adulti possa ricoprire ruoli istituzionali ha fatto gridare allo scandalo esattamente come 25 anni fa per la Staller.
In realtà la nostra Costituzione non mette veti alla possibilità per chiunque di candidarsi alle Camere del Parlamento.
Non mette veti di tipo culturale, etnici, orientamento sessuale, professione svolta. Nemmeno di titoli di studio. A rappresentare gli italiani possono andare professori universitari, ricchi imprenditori, contadini e anche…pornoattori. Questo per preservare un concetto alla base della democrazia italiana: la parità dei diritti. Che garantisce una pluralità di espressioni nelle assise istituzionali che sono garanzia, appunto di democrazia.
Piuttosto l’interrogativo da porsi è se sia opportuno che una persona pensi di entrare in politica per fare gli interessi di una categoria piuttosto che dei cittadini tutti.