Arriva finalmente una novità importante sul caso Orlandi. Una svolta decisiva, attesa da tutti, che potrebbe aiutare a far luce su quanto accaduto.
Scomparire è una delle cose più assurde che possa capitare ad una persona e ai suoi familiari. In Italia e nel mondo sono tanti gli individui, di ogni età ed estrazione sociale, che spariscono improvvisamente. Senza alcuna spiegazione si allontanano, lasciando amici e parenti in attesa di scoprire la verità. Una verità che, tristemente, arriva sempre troppo tardi.
Quando una persona scompare, che si tratti di un adulto o un bambino, si teme subito il peggio. La mente di un familiare, ma anche le intuizioni degli inquirenti, tendono sempre a formulare ipotesi nefaste. Tuttavia i cari, nel profondo del loro cuore, sperano che il figlio, il fratello, o il genitore possa improvvisamente riapparire, magari con la stessa velocità con la quale è scomparso.
Sono tanti anni che la famiglia Orlandi si interroga su dove possa essere Emanuela. Anni, quaranta per la precisione, in cui un padre è morto senza sapere che fine abbia fatto una delle sue figlie. Un lungo lasso di tempo, durante il quale i fratelli e la madre non hanno mai smesso di cercarla, desiderosi di capire cosa le fosse successo. Lo stesso destino è toccato anche ai cari di Mirella Gregori, misteriosamente scomparsa a Roma il 7 maggio 1983, all’età di quindici anni.
Stessa età, stessa città, e due ragazzine sparite nel nulla a distanza di un mese e mezzo. Mirella, figlia di commercianti, residente in via Nomentana; Emanuela, figlia di un messo vaticano e di un’infermiera, che viveva al Vaticano. Cosa possano avere in comune queste due ragazze, di cui si è persa ogni traccia a partire dal 1983?
La svolta nei casi di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori
Correva l’anno 1983, prima il 7 maggio poi il 22 giugno: due ragazze tranquille, appartenenti a famiglie perbene e dalla vita apparentemente normale scompaiono nel nulla. Di Mirella Gregori si perde ogni traccia il 7 maggio. La ragazza è in casa, quando bussano al citofono. Lei dice alla madre che è un amico delle medie, dunque sarebbe scesa per salutarlo e poi far ritorno poco dopo. Mirella, però, non tornerà mai più a casa, lasciando i suoi genitori nel limbo eterno dell’incertezza.
Appena quarantacinque giorni dopo sarà Emanuela Orlandi a dissolversi nel nulla. La ragazza esce di casa per recarsi alla scuola di musica nei pressi di Palazzo Madama. Terminata la lezione, telefona a sua sorella per comunicarle che aveva ricevuto una proposta di lavoro per distribuire volantini dell’azienda di cosmetici Avo. Interrotta la chiamata, di lei non si è saputo più nulla. Hanno avuto inizio indagini, piste e telefonate anonime.
Le ipotesi formulate sono state molteplici, nessuna, tuttavia, ha portato alla risoluzione del caso. Nel corso degli anni è stato ipotizzato che potesse esserci qualche collegamento fra le due sparizioni, così ravvicinate e di due ragazze coetanee. Serial killer, coinvolgimento del Vaticano, responsabilità della banda della magliana: le piste avallate negli anni sono state molteplici. Ad oggi, ad oltre quarant’anni dalla loro sparizione, non si è ancora in grado di comprendere dove possano essere le due giovani.
Le loro famiglie meritano di conoscere la verità, il Paese intero vuole sapere cosa sia accaduto. I due casi sono realmente collegati o le ragazzine sono sparite per motivi differenti? Una domanda alla quale non si è in grado di dare una risposta. Dopo quattro decenni di misteri e punti interrogativi, il Senato ha approvato il DDL che prevede la costituzione di una commissione di inchiesta parlamentare sui casi Gregori ed Orlandi.
E forse finalmente potrebbero arrivare le tanto attese risposte. La commissione sarà formata da venti senatori e venti deputati ed avrà il compito di verificare le inchieste e le indagini condotte dalla polizia giudiziaria e dagli organi di stampa. Sarà loro onere scavare a fondo, studiare ogni atto, ogni cavillo per intercettare eventuali errori o ritardi nelle indagini. Una grande responsabilità, un onere per cercare di portare luce in due dei casi più tristi della storia del nostro Paese.