Il ribasso medio dei rendimenti sui bond degli ultimi mesi ha limato l’appeal per il reddito fisso, anche se non tutti gli strumenti si sono comportati allo stesso modo. Ad esempio, il BTP a 10 anni a ottobre offriva un ritorno al 5% lordo. Oggi siamo sul 3,86%, che nell’economia dei 10 anni farebbe l’11,4% in meno complessivo. Eppure, emittente, strumento, costi, valuta e durata del prodotto sono sempre gli stessi. A variare è stata invece la percezione del pericolo da parte del mercato.
A tal riguardo, consideriamo una delle 2 emissioni sovrane a medio-lungo termine dello Stato rumeno tenutesi nei giorni scorsi. Nello specifico, il riferimento è al bond con ISIN XS2829209720, la cui scadenza (e rimborso finale) è fissata al 30 maggio 2032. Bene, questo nuovo titolo di Stato in euro a 8 anni ha una cedola del 5,25% e quota anche sotto cento.
Le caratteristiche del titolo di Stato rumeno in scadenza nel 2032
Dal sito di Borsa Italiana estraiamo i dati salienti di questa obbligazione sovrana. L’ammontare emesso e raccolto dal titolo è di 1.842.255.000 euro, mentre le date di godimento e di inizio negoziazione sono, nell’ordine, quelle di giovedì 30 maggio e quella di lunedì 3 giugno. Sempre in tema di date, il giorno del previsto stacco cedola (la periodicità è annuale) è il 30 maggio, alla cui identica data del 2032 avverrà il rimborso finale del prestito obbligazionario.
Malgrado il titolo appartenga a uno Stato sovrano non ancora parte integrante dell’area euro, si tratta comunque di un bond in euro. In altri termini per il Governo di Bucarest si tratta di un’emissione in valuta estera, mentre non presenta alcun rischio di cambio per l’investitore nazionale (o comunque in euro). Il taglio minimo di sottoscrizione è di 1.000 euro e relativi multipli, al pari di quanto avviene con i titoli del MEF.
Questo nuovo titolo di Stato in euro a 8 anni ha una cedola del 5,25% e quota anche sotto cento
Veniamo ora ai rendimenti. Come detto, già in apertura, la cedola annua lorda è del 5,25%, che arriva al 4,59375% al netto dell’aliquota fiscale del 12,5%. Il rendimento lordo e netto del bond, tuttavia, è maggiore del nominale grazie alla quotazione sotto cento. Per la precisione, al tempo dell’articolo essa è di 98,75 centesimi, per cui i rendimenti lordo e netto annuo effettivo a scadenza sono del 5,44% e del 4,78% (fonte: Borsa Italiana). Per avere un minimo di ordine di raffronto, pensiamo che l’obbligazione pari durata emessa dal Tesoro rende il 3,63%.
A cosa è dovuto questo maggiore scarto di ritorno? Al maggior rischio percepito dal mercato, appunto. Che detta in termini spicci vuol dire tensioni geopolitiche lungo il suo confine con l’Ucraina da un lato e rischio di intacco delle riserve valutarie dall’altro. Da anni, infatti, il saldo commerciale e quello corrente dello Stato rumeno sono notoriamente in deficit, chiamando appunto il Governo di Bucarest a mettere mano alle proprie riserve valutarie.