In data 5 marzo Societe Generale ha emesso un nuovo bond della durata a 15 anni e 2 giorni, con scadenza, infatti, al 7 marzo 2039. Si tratta di un periodo di tempo alquanto importante, per cui l’emittente ha previsto alcuni elementi a supporto di questo debito. In particolare, questa nuova obbligazione bancaria parte con una maxi-cedola del 10% e poi paga cedole decrescenti.
L’ISIN dell’obbligazione è XS2746361901 e lo si acquista e/o vende sull’EuroTLX, segmento Bond-X, di Borsa Italiana.
Partiamo subito dicendo quattro cose. La prima è che la valuta di denominazione del titolo è in euro, per cui non sussiste rischio di cambio. Poi c’è che il taglio minimo di sottoscrizione è di 1.000 euro nominali, una cifra pari a quella di acquisto di un qualunque BTP. Ancora, il bond è del tipo callable, cioè rimborsabile prima della scadenza (alle sole date di call) a discrezione dell’emittente. Infine, ecco uno sguardo alle quotazioni attuali, al tempo dell’articolo. Dal sito della banca francese (sezione “Prodotti”, pagina dedicata al bond) leggiamo denaro: 100,24 €, lettera: 100,74 €.
Vediamo ora la struttura dei rendimenti prescelta dal debitore. Questo callable bond paga cedole fisse decrescenti (step-down) secondo questo schema:
Ipotizziamo adesso che nei 15 anni di vita utile del bond la banca non eserciti la call: quale sarebbe il rendimento annuo lordo ponderato? Il 3,266% (ma al prezzo di carico a 100), ottenuto dividendo il 49% complessivo per 15 anni.
Il rendimento cambia nel caso di esercizio della call in una delle 14 date disponibili. Esse coincidono con il giorno di stacco cedola (ogni 7 di marzo), a partire dal 2025 e fino al 7 marzo 2038. In particolare, esso sarebbe maggiore se la call fosse esercitata nei primi anni del bond, quando pesano di più le cedole ricche iniziali.
Per cui è nei primi anni che l’emittente avrebbe più interesse a rimborsare il prestito. Nella parte finale forse la convenienza scenderebbe, giacché le cedole sarebbero già basse di per sé. A prescindere da tutte le possibili congetture, si tratta comunque di un diritto esclusivo dell’emittente che si regolerà secondo i suoi piani.
Altri tipici rischi tipici del bond sono il rischio emittente, il rischio di mercato, il rischio liquidità e quello di reinvestimento. Due parole su quest’ultimo. Se la banca esercitasse la call (paga sempre il 100% del nominale) sarebbe perché avrebbe più convenienza a rifinanziarsi a tassi di mercato più vantaggiosi. Il “problema” sarebbe a quel punto del risparmiatore, che sul mercato del reddito fisso troverebbe verosimilmente delle condizioni di investimento meno allettanti.
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