Un conto cointestato è ritenuto spesso una soluzione naturale per le coppie, non solo quelle sposate ma anche per chi convive. Ma è davvero la mossa più adatta? Forse la risposta è diversa dalle aspettative di molti.
La vita di coppia comporta notevoli vantaggi e porta in modo più che naturale a condividere con la persona con cui si sta il più possibile. Questo vale sia per quanto riguarda le piccole cose quotidiane quando ci si trova tra le mura domestiche, sia per quanto riguarda invece gli aspetti pratici, che possono comportare obblighi importanti.
Non tutti hanno la possibilità di acquistare una casa e prendere in considerazione l’idea di sottoscrivere un mutuo, ma può essere spontaneo pensare alla gestione in comune dei soldi attraverso un conto cointestato.
Il termine può fare pensare alla possibilità di avere uguali diritti, sia quando si tratta di fare un versamento, sia quando si tratta di prelevare del denaro, ma è davvero così? Non tutti conoscono le specifiche di questo tipo di soluzione, è bene esserne informati in modo tale da capire se sia davvero quello che rispecchia maggiormente le proprie esigenze.
Conto cointestato: è davvero una soluzione vantaggiosa?
Il conto cointestato non è altro che un conto corrente in cui due o più persone fisiche o giuridiche sono intestatarie di un unico conto corrente, cosa che può permettere loro di effettuare operazioni senza vincoli e di avere gli stessi diritti, come indicato dall’articolo 1854 c.c.. Non è necessario ci siano vincoli di parentela tra le persone che risultano essere intestatarie, come è il caso ad esempio di chi convive e non risulta ancora essere sposato a livello legale.
Ci sono però tre diverse formule tra cui è possibile scegliere, che possono regolare in modo differente le operazioni che è possibile eseguire:
- firma congiunta, ogni operazione attiva o passiva dovrà avere il consenso di tutti gli intestatari del conto;
- firma disgiunta, ognuno potrà svolgere le operazioni in autonomia, senza la firma dell’altro;
- firma mista, entrambi i titolari possono effettuare operazioni fino a un certo importo stabilito nel contratto, superata una determinata cifra sarà necessario che entrambi diano il consenso.
In genere sono soprattutto due le motivazioni che puntano a optare per questa scelta, la condivisione delle finanze, utile quindi per poter utilizzare senza problemi anche i soldi percepiti dallo stipendio del partner, ma anche per necessità. Quest’ultimo può essere il caso, ad esempio, di un genitore anziano che decide di cointestare il conto al figlio, che ha così la possibilità di eseguire ogni operazione senza la necessità di avere bisogno di una sua firma (impossibile se si tratta di una persona non autosufficiente).
Cosa accade in caso di divorzio o di morte di uno dei due
Non può che essere naturale chiedersi quali possano essere le conseguenze per chi decide di avere un conto cointestato con il partner, a si arriva a una separazione, soluzione purtroppo sempre più diffusa. Le somme, in virtù di quanto stabilito in un rapporto simile, vengono divise al 50%. L’unica eccezione può essere rappresentata solo se si dimostra che ad avere contribuito ad arrivare a quella cifra sia stato solo uno dei due (ad esempio, se uno dei due non lavora). Se lo si desidera, è comunque possibile concedere la metà all’altro. È bene comunque segnalare la situazione al giudice quando ci si ritrova in Tribunale per l’udienza.
Ben diversa può essere invece la situazione se uno dei due intestatari muore. È necessario comunicare tempestivamente alla banca l’accaduto, perché il 50% della cifra depositata verrà bloccata, in modo tale che si possa seguire il corso della successione. Se l’importo è al di sotto dei 100 mila euro, i parenti in linea diretta, quindi coniuge e figli, non dovranno dare avvio alla successione.
Ulteriori variazioni possono esserci invece se il conto cointestato risulta essere a firma congiunta o disgiunta. La firma congiunta porta al congelamento del conto da parte della banca, in attesa che venga portata a termine la successione ereditaria, che permetterà di capire a chi vadano le somme depositate. La firma disgiunta, invece, rende le cose più semplici: la filiale procede alla divisione immediata dando la metà al titolare sopravvissuto, a condizione di avere ricevuto la dichiarazione di successione.