Sono giorni di analisi e valutazioni serrate per i piccoli risparmiatori del reddito fisso. È in corso in questi giorni, infatti, il collocamento del primo bond retail 2024 del Tesoro, il BTP Valore 2030. Il titolo ha una vita utile scissa in due trienni per una durata di 6 anni. Ma oggi quanto rende il reddito fisso a 6 anni a interessi fissi e costanti o fissi e crescenti come il BTP Valore 2030 o i buoni fruttiferi?
Passiamo in rassegna alcuni prodotti ‘concorrenti’ su questa asset class per vederne pro, contro e caratteristiche peculiari.
Il nuovo BTP Valore ha tassi fissi e crescenti in ossequio alla nota struttura step-up. Abbiamo visto (anche nei calcoli) come il suo rendimento medio annuo lordo ponderato sia pari al 3,625%. Spalmandone idealmente anche il premio fedeltà nei suoi 6 anni di durata si arriva a un ipotetico ritorno annuo lordo del 3,741%, ossia il 22,45% complessivo.
Si tratta di un ritorno a premio rispetto al BTP di pari durata ma a tasso fisso. Ad esempio, il BTP con ISIN IT0005024234, scadenza 1° marzo 2030, ha una cedola fissa del 3,50% e venerdì ha chiuso le contrattazioni a 100,66 centesimi. Pertanto il suo rendimento netto annuo è del 2,95% circa.
Sul mercato non mancano bond con strutture dei tassi diversi da quelli del BTP Valore 2030, e che sulla carta potrebbero rendere di più a parità di tempo. Consideriamo i corporate bond emessi dall’autunno ad oggi, per esempio. In molti casi hanno cedole (iniziali o costanti) davvero ghiotte. Ma riservano strutture e una serie di condizioni non sempre semplici e lineari come nel caso del BTP Valore.
Ancora, spesso hanno durate più lunghe, solitamente tra gli 8 e i 15 anni circa, per cui il raffronto con il Valore regge entro certi limiti. Spesso la tentazione più grande è un’altra. Ossia: e se investissi per meno anni su questi prodotti più complessi per portare a casa lo stesso rendimento del BTP Valore 2030 ma in minor tempo?
Nella finanza (meglio: nella vita) non esistono pasti gratis! In genere questi corporate bond hanno strutture step-down e/o callable e/o cumulative e/o a tassi fissi e alti per i primi anni e poi variabili fino a scadenza. In sintesi, in questi casi la vera sfida starebbe nel riuscire a rivenderli molto prima del tempo almeno al proprio prezzo di carico. Morale, si tratta quindi di operazioni tutt’altro che semplici da implementare, mentre sono più facili da fantasticare.
Sul fronte dei conti deposito, invece, la durata a 6 anni non è una di quelle più seguite dagli emittenti. A titolo di esempio, i migliori prodotti della classe a 5 anni oggi rendono sul 4,50-4,75% lordo annuo.
Quanto al risparmio postale, i 2 prodotti al momento disponibili sulla durata a 6 anni sono il buono 3×2 e il buono Rinnova. I rendimenti annui lordi a scadenza sono pari, rispettivamente, al 2,25% e al 2,50%.
Tuttavia, hanno un pregio che il BTP non ha: in caso di rimborso anticipato danno sempre il 100% del valore nominale. Con il bond del Tesoro questo è certo solo a scadenza: prima lo si può rivendere tanto sopra, quanto sotto il proprio prezzo di carico.
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