Quando si parla di diversificazione, i manuali di finanza in genere alludono a parametri chiave quali durate, grado di rischio e tipologia di asset. Tuttavia, quando la propensione al rischio è molto bassa, il capitale limitato e l’orizzonte temporale è ristretto, risulta difficile adottare strategie “elaborate”. Il ricorso a uno o più ETF (o fondi attivi) in portafoglio potrebbe costituire una buona soluzione.
Ipotizziamo il caso di un investitore sul reddito fisso che volesse dividere il capitale su due strumenti relativamente concorrenti. Ad esempio, quanto incasso netto a scadenza se investo 12.000 euro a 3 anni metà in BTP e metà su un conto deposito vincolato?
Spostare 6.000 euro su un conto deposito vincolato
Al pari dei prodotti “similari”, anche il conto deposito vincolato presenta pro e contro. Un primo vantaggio è dato dall’assenza di costi di gestione, tranne quelli di natura fiscale. L’aliquota è al 26% (mentre sui BTP è al 12,50%) e l’imposta di bollo è del 2×1.000 del deposito e in proporzione ai giorni di attivazione del conto.
Ancora, il capitale ivi presente è garantito dal FITD per importi fino a 100mila €, la stessa tutela che vige sulla giacenza in c/c.
Un altro “elemento contro” del prodotto è dato dal fatto che non sempre il vincolo può estinguersi anticipatamente. Sul mercato non mancano banche che lo consentono, ma bisogna vedere se prevedono o meno penalità, in genere applicate sugli interessi riconosciuti.
A metà gennaio c’è da dire che i rendimenti su questi strumenti sono rimasti ancora robusti. Ad esempio nella nostra indagine abbiamo trovato un conto che paga il 4,75% annuo lordo (3,52% netto) sul vincolo a 36 mesi. L’emittente in questione non ammette l’estinzione anticipata del rapporto, né l’apertura di un c/c associato. Gli interessi sono pagati in via posticipata, e nel caso specifico dell’impiego di un ipotetico capitale di 6mila € il guadagno netto è di quasi 600 €.
Quanto incasso netto a scadenza se investo 12.000 euro a 3 anni metà in BTP e metà su un conto deposito vincolato?
Prendiamo adesso un titolo di Stato con una durata residua a 3 anni. Il BTP con ISIN IT0005390874 e cedola lorda allo 0,85% scadrà il 15 gennaio 2027, un virgola in meno di 3 anni. Tra i vantaggi del prodotto abbiamo la garanzia dello Stato, la fiscalità di vantaggio, la libera tradabilità del titolo sul MOT.
In verità quest’ultimo elemento è al contempo un pro e un contro. Il titolare del titolo si espone alle dinamiche dei prezzi fino a scadenza nel caso di rivendita anticipata. Tuttavia, al netto di cataclismi c’è da dire che con l’approssimarsi della sua scadenza il BTP si riporta lentamente verso il valore di rimborso, 100. Tradotto, è difficile, ma non impossibile, che tra 12, 18 o 24 mesi il bond prezzi molto più in basso dei valori attuali.
Al momento, per esempio, scambia a circa 93,85 centesimi, per un rendimento netto a scadenza sul 2,71% circa. Questo vuol dire che il resto dei nostri ipotetici 12mla € di partenza (6mila €) frutterebbero circa 430 € al netto di tasse e commissioni.
Le informazioni, i calcoli di probabilità e le previsioni presenti negli articoli hanno carattere esclusivamente informativo e non rappresentanùo in alcuno modo un’indicazione operativa.
Lettura consigliata
Quanto incasso netto tra 36 mesi se oggi vincolo 11.000 euro sul conto deposito?