I permessi della Legge 104 vanno usati soltanto per esigenze di salute? In realtà non è così, ecco cosa dice la Cassazione.
I lavoratori disabili o i loro caregiver hanno maggiori garanzie dovute alla Legge 104. Queste garantiscono 3 giorni di permesso al mese. Tale forma di tutela esiste poiché vivere con un handicap costituisce una situazione di svantaggio, per cui il dipendente (o chi se ne prende cura) hanno diritto di condurre le proprie attività in maniera il più possibile simile ai loro colleghi di lavoro, senza le penalizzazioni dovute alla malattia.
È compito del datore di lavoro dunque osservare le leggi (in Italia la 104 ha compiuto 30 anni, ndr) e non ostacolare il dipendente disabile – o il famigliare che se ne prende cura – facendogli gravare ancora di più la sua condizione di svantaggio sociale. Molti lavoratori in tale condizione usano i tre giorni di permesso per fare visite mediche o per riposarsi, c’è anche chi chiede di frazionarli in ore, quando si hanno esigenze particolari. Ma possono essere utilizzati per svago?
I giorni di permesso della 104 possono essere usati per svago?
Rientrano nello svago tutte quelle attività di riposo, come andare al mare, al parco, al cinema o in palestra. Insomma, si tratta di tutte le cose che facciamo quando non lavoriamo e durante il tempo libero. In questi momenti, spesso la domenica o fuori dall’orario occupazionale, coltiviamo i nostri hobby riposandoci anche dagli impegni quotidiani che fanno parte della nostra routine, che spesso può diventare molto stressante, soprattutto se si ha una disabilità.
Secondo una recente sentenza della Cassazione, il datore di lavoro non può e non deve contestare il fatto che il dipendente disabile usi i tre giorni di permesso per praticare un’attività di svago. La disabilità, che può essere fisica, psichica e sensoriale, rappresenta una grossa limitazione per chi ne è portatore e dunque si ha una condizione di grosso svantaggio sociale. Per questo motivo, il lavoratore con la 104 non è obbligato ad utilizzare i permessi retribuiti esclusivamente per curarsi.
Può farlo, infatti, anche per soddisfare le sue esigenze di socializzazione, che sono importanti per accettare la propria condizione di disabilità. Impedire questo, secondo i giudici, significa far pesare l’handicap al dipendente e dunque discriminarlo fortemente. Il lavoratore, dunque, non può essere licenziato se anziché recarsi all’ospedale va in palestra o esce con i propri amici, perché i permessi retribuiti della Legge 104 non equivalgono ai giorni di malattia, ma sono un diritto che si dà al disabile per rendere la sua vita più facile.