Potrebbero cambiare da qui a breve le regole sulle aliquote fiscali. Ecco cosa c’è da sapere e se ci guadagniamo qualcosa.
Il Governo guidato da Giorgia Meloni è al lavoro per portare a termine la nuova riforma fiscale. Come è facilmente immaginabile, questo è un tema di grande interesse per la fazioni politiche poiché coinvolge temi di grande attualità e che tocca le tasche delle famiglie italiane.
In particolare, sotto i riflettori ci sono le conseguenze che la riforma fiscale ha nei confronti della reversibilità, della vecchiaia e dell’invalidità. A inizio agosto infatti il Governo ha apportato alcune modifiche alla legge fiscale e, naturalmente, questi effetti si legano al quantum degli assegni pensionistici che interessa milioni di italiani ogni mese.
Le variazioni sembra già siano considerevoli e ad accorgersene sono soprattutto gli interessati. Ritornando alla riforma fiscale, si può evidenziare che l’esecutivo di centrodestra mira dritto verso la rivisitazione e rimodulazione delle aliquote dell’imposta sulle persone fisiche, il cd Irpef. Come è noto, questo ha un impatto sui redditi dei contribuenti.
Ed è proprio in ragione di questi cambiamenti che le pensioni potrebbero cambiare notevolmente, sia quelle di reversibilità che di vecchiaia che di invalidità. È bene ricordare quali siano le aliquote Irpef attualmente in corso. E sono: 23% per redditi fino a 15.000 euro; 25% per redditi tra 15.000 e 28.000 euro; 35% per redditi tra 28.000 e 50.000 euro; 43% per redditi oltre i 50.000 euro.
Riforma fiscale, ecco le proposte del Governo Meloni
Il Governo guidato da Giorgia Meloni ha in mente una serie di cambiamenti proprio sul tema delle aliquote che si potrebbero articolare in un modo già definito.
La prima ipotesi è di avere tre aliquote: 23% per redditi fino a 15.000 euro; 27% per redditi tra 15.000 e 50.000 euro; 43% per redditi superiori ai 50.000 euro. Con questa formulazione, le pensioni tra i 28 e i 50 mila euro avrebbero significativi aumenti in quanto l’aliquota scenderebbe al 27 per cento. A non godere di alcun vantaggio sono invece coloro che detengono un reddito più basso, quindi che si attesta sotto i 15mila euro che, dunque, non troverebbe alcun cambiamento.
La seconda ipotesi al vaglio del governo è la seguente: 23% per redditi fino a 28.000 euro; 33% per redditi tra 28.000 e 50.000 euro; 43% per redditi oltre i 50.000 euro. La terza sembra quella più vantaggiosa per tutti: 23% per redditi sotto i 15.000 euro; 27% per redditi tra 15.000 e 75.000 euro; 43% per redditi oltre i 75.000 euro.