La pensione di reversibilità spetta anche ai conviventi non sposati? Ecco tutto quello che bisogna sapere alla morte di un coniuge o di un convivente.
La pensione di reversibilità è la percentuale di trattamento che i parenti più prossimi di un pensionato deceduto hanno diritto a ricevere. Tra questi rientrano ovviamente il coniuge superstite, ma anche i figli minorenni, quelli disabili e i maggiorenni fino al ventiseiesimo anno di età. Ma solo ad alcune condizioni.
La pensione di reversibilità spetta anche a fratelli, sorelle o altri parenti del pensionato che fossero nel suo stato di famiglia e che soprattutto dipendevano da lui/lei dal punto di vista della sussistenza economica. Al coniuge superstite spetta il 60% della prestazione ricevuta dal pensionato defunto, mentre alla prole il 20%.
Tuttavia, si tratta di una percentuale che cambia a seconda dell’età del figlio in questione e del numero totale degli eredi del defunto. Per ricevere la pensione di reversibilità in qualità di coniuge della persona deceduta si può essere stati sposati anche per un singolo giorno: davanti alla legge, infatti, la durata del matrimonio non influisce minimamente sul diritto a ricevere la prestazione.
A partire dal 2016 la Legge Cirinnà ha riconosciuto in Italia le unioni civili di coppie che fossero indifferentemente omosessuali o eterosessuali. Tutte le persone che hanno formalizzato il loro legame e la loro convivenza in tal modo hanno diritto alla pensione di reversibilità esattamente come se fossero sposate con un matrimonio tradizionale.
Non bisogna trascurare però il fatto che ancora oggi esistono individui che convivono more uxorio, cioè come se fossero una vera e propria coppia anche se non hanno sottoscritto alcuna unione legale o cerimonie religiose. Come stabilito dalla Corte di Cassazione nel 2013, anche le persone che appartengono a tale categoria hanno diritto alla reversibilità della pensione, come se i due conviventi fossero stati sposati.
Vale la pena specificare che le coppie di fatto che non hanno ancora formalizzato il legame con l’unione civile e che non convivono da abbastanza tempo, non sono considerate more uxorio, quindi in questo caso il partner superstite non avrebbe diritto alla pensione di reversibilità.
Se non ci sono le condizioni per riconoscere more uxorio la convivenza di due partner e questi non si sono uniti in unione civile, però, è ancora possibile che il compagno o compagna superstite benefici della pensione di reversibilità: basta che il partner pensionato lo nomini erede universale.
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