Da inizio anno in tutta Europa il settore delle utilities è in forte sofferenza tanto che risulta essere il peggiore con una performance negativa per circa il 9%. In questo contesto, però, c’è un titolo italiano che si distingue e che con il suo rialzo di circa il 20% sta dominando la scena. Parliamo di HERA, un titolo azionario che oltre a un dividendo superiore al 4%, risulta essere anche molto sottovalutato sia dal punto di vista dei multipli di mercato che dal punto di vista degli analisti.
I punti di forza e di debolezza di HERA
Il titolo in questione presenta valutazioni molto basse in termini di multipli degli utili (minore di 10) sia per l’attuale esercizio che per il futuro. Anche il rapporto prezzo su fatturato esprime una forte sottovalutazione. È quotato, quindi, a livelli interessanti rispetto ad altre società quotate, suscitando interesse tra gli investitori orientati al rendimento.
Le aspettative di reddito futuro sono state costantemente riviste al rialzo negli ultimi 12 mesi, insieme alle previsioni di utili per azione. Gli analisti sono ottimisti sul titolo, raccomandando Buy o Overweight, e hanno alzato significativamente il prezzo obiettivo medio. Allo stato attuale il prezzo obiettivo medio a un anno esprime una sottovalutazione di oltre il 20%. Per una visione completa delle raccomandazioni degli analisti si rimanda a un precedente articolo. La visibilità sulle prossime attività del gruppo è considerata eccellente, con opinioni convergenti degli analisti sulle prospettive di ricavi.
Tuttavia, il gruppo è considerato tra quelli con le più deboli prospettive di crescita secondo le stime degli analisti, e la sua redditività netta è giudicata relativamente bassa, delineando margini fragili e rappresentando un punto debole.
Per l’analisi grafica il rialzo di HERA è a rischio
La tendenza in corso è rialzista, ma il forte ostacolo in area 3,326 € sta facendo sentire il suo effetto tanto che le tre precedenti settimane sono state tutte al ribasso. Potrebbe, quindi, essere molto probabile una fase di ritracciamento. Solo una chiusura settimanale inferiore a 2,894 € metterebbe in serio pericolo il trend rialzista di lungo periodo.
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