Cosa succederà nel 2024 dal punto di vista delle tasse? Vediamo quali sono le novità e quando si rischia di dover pagare di più.
Il 2024 sarà sicuramente caratterizzato da una vera e propria rivoluzione sul fronte della tassazione. Stiamo parlando della revisione delle aliquote Irpef, tema fortemente dibattuto nel corso del 2023 ed in merito al quale è stata presa una decisione definitiva. Saranno interessate dalla modifica soltanto le prime due fasce di reddito, quelle con aliquote al 23 e al 25%, che verranno accorpate in un solo scaglione ad aliquota unica (al 23%).
Si tratta di una buona notizia perché in questo modo non solo i redditi fino a 15mila euro, ma anche quelli compresi tra 15.001 e 28mila euro potranno beneficiare di una tassazione leggermente ridotta, con un risparmio mensile di alcune decine di euro.
Non solo le aliquote Irpef, attenzione alle tasse che aumentano nel 2024: possibile salasso
Tuttavia, dal punto di vista delle tasse da pagare, non vi sono solo buone notizie e, per il 2024, si prevedono anche aumenti di imposte ed addizionali locali. Entriamo nel merito e scopriamo cosa potrebbe ‘costarci’ di più. Una delle imposte che più ha fatto storcere il naso è quella relativa all’Iva per prodotti di igiene e per l’infanzia, che passerà dal 5 al 10% e che potrebbe tradursi in una spesa non indifferente per molte famiglie italiane.
Inoltre è prevista l’introduzione della nuova tassa di soggiorno per il pernottamento nelle strutture ricettive dei comuni capoluogo e delle città d’arte, il cui importo potrà raggiungere i 2 euro a notte. Un’imposta che è legata all’arrivo del Giubileo 2025. Ma non finisce qui, perché anche per i fumatori il 2024 non sarà semplice per via dei costi dei pacchetti delle sigarette (ma anche di quelli di tabacco riscaldato e trinciati) in aumento.
Mentre per le imprese è prevista l’introduzione della polizza assicurativa climatica obbligatoria contro i danni ambientali. Per quanto riguarda gli affitti brevi, probabilmente solo per chi affitta più di un immobile, è previsto l’aumento dal 21 al 26% della cedolare secca. Altro incremento è quello sulla tassa relativa ai fabbricati detenuti all’estero, l’Ivie, che passerà dallo 0,76 all’1,06%.
Per quanto riguarda le imposte sulle case di proprietà farà il suo debutto la tassa sulla vendita di abitazioni ristrutturate con il superbonus 110%: se i lavori sono terminati da non più di 5 anni le plusvalenze sulla vendita non saranno considerate redditi diversi. Vale a dire che si calcolerà il 26% d’imposte sulla plusvalenza intera e non solo su quella detratta dai costi di ristrutturazione.
Le addizionali locali come l’Irpef regionale e comunale, l’Imu e la Tari, potrebbero subire variazioni al rialzo. Questo anche per via della revisione delle aliquote Irpef. Dal lato Imu e Tari, è molto probabile che diversi comuni decidano di andare a ritoccarli all’insù e questo potrebbe produrre aumenti di decine o addirittura centinaia di euro.