Il petrolio chiude la seconda settimana consecutiva al rialzo, un evento che non si vedeva da fine gennaio. Ha toccato, poi, livelli che non vedeva dal fine ottobre 2023. Eppure a guardare bene il grafico non c’è da stare tranquilli. Come mai? Quali potrebbero essere le conseguenze della debolezza del petrolio?
Durante la settimana, i prezzi del petrolio hanno registrato una leggera diminuzione venerdì, ma sono rimasti generalmente stabili nel corso dei giorni precedenti dopo un tentativo (fallito) di allungo.
Questo andamento è stato influenzato dalla prospettiva di un possibile cessate il fuoco a Gaza, che ha indebolito i parametri di riferimento del petrolio, ma anche dalle ipotesi di guerra in Europa e dalla riduzione del numero di impianti di perforazione statunitensi. Questi ultimi fattori hanno attenuato la caduta dei prezzi.
Durante la settimana, entrambi i benchmark del petrolio hanno registrato una variazione al rialzo inferiore all’1%. Gli analisti osservano con attenzione i colloqui di pace a Gaza e gli sviluppi in Qatar, con la speranza che possano portare a un cessate il fuoco tra Israele e Hamas. Nel frattempo, il dollaro USA ha registrato una seconda settimana di ampi guadagni, rendendo il petrolio più costoso per gli investitori che detengono altre valute e frenando la domanda.
Tuttavia, il mercato resta in attesa di possibili novità sul fronte geopolitico e sul fronte economico, in particolare riguardo alla politica della Federal Reserve statunitense.
Nella settimana precedente a quella che ha chiuso il 22 marzo, i prezzi del petrolio erano aumentati a seguito degli attacchi alle raffinerie russe da parte dei combattenti ucraini. Questi attacchi avevano influenzato la produzione di carburante nel più grande esportatore mondiale, portando ad un aumento dei prezzi del greggio.
Tuttavia, giovedì 21 marzo si è registrata una tendenza al ribasso nel mercato petrolifero globale a causa della debolezza dei dati sulla domanda di benzina negli Stati Uniti e della notizia di una bozza di risoluzione delle Nazioni Unite che chiede un cessate il fuoco a Gaza, vedi sopra. Sebbene le scorte di benzina siano diminuite per la settima settimana consecutiva, un indicatore della domanda di prodotti è scivolato sotto i 9 milioni di barili.
Dopo alcuni tentativi andati a vuoto, le quotazioni hanno finalmente rotto al rialzo e confermato al rottura della resistenza in area 79,41 $. Incomincia, quindi, a prendere piede lo scenario mostrato in figura che presenta come obiettivo più probabile area 100 $.
C’è, però, un aspetto che non va trascurato. Dai massimi settimanali le quotazioni hanno ritracciato del 3% avvicinandosi al supporto in area 79,40 $. Una chiusura sotto questo livello potrebbe favorire una ripresa del ribasso. Una conferma in tal senso potrebbe arrivare da una chiusura settimanale inferiore a 72,98 $. In questo caso potrebbe prendere piede lo scenario indicato in figura dalla linea tratteggiata.
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