Settimana prossima a Wall Street saranno molte le società che staccheranno la cedola. Tra queste alcune arriveranno a offrire un rendimento superiore al 15%. Ma in quale stato di forma si stanno avvicinando le quotazioni dell’S&P500 a questo importante appuntamento?
Negli ultimi tre anni, i consumatori statunitensi hanno svolto un ruolo cruciale nella crescita economica, sostenendo non solo l’espansione domestica ma anche quella globale, nonostante le sfide dell’inflazione elevata e dei tassi di interesse alti. La Federal Reserve ha attualmente sospeso gli aumenti dei tassi, ma gli effetti delle precedenti restrizioni si stanno ancora facendo sentire e si stanno manifestando i primi segni di affaticamento dei consumatori. In questo contesto, analizziamo lo stato attuale del consumatore, le prospettive di spesa e le implicazioni più ampie per l’economia e i mercati.
A prima vista, le condizioni economiche e di investimento di quest’anno suggerirebbero un clima di fiducia e ottimismo tra i consumatori. Gli indici azionari statunitensi continuano a raggiungere nuovi massimi, con l’S&P 500 che ha registrato il 31-simo massimo storico quest’anno. L’economia ha registrato una crescita del 2,9% negli ultimi quattro trimestri, superiore alla media dell’ultimo decennio e al di sopra del suo potenziale a lungo termine. Inoltre, la disoccupazione è rimasta bassa, al di sotto del 4% per 30 mesi consecutivi, il periodo più lungo dagli anni ’60.
Tuttavia, i consumatori si sentono insoddisfatti. L’indice di fiducia dei consumatori dell’Università del Michigan è sceso al minimo di sette mesi a giugno, riflettendo una visione pessimistica delle finanze personali e delle condizioni economiche complessive. Questo indice è del 30% inferiore rispetto al livello pre-pandemia e solo leggermente superiore alla media del 2008-09, quando la disoccupazione superava l’8% e l’economia stava uscendo da una grave recessione. Un’altra misura del sentimento dei consumatori, l’indice di fiducia del Conference Board, che è più influenzato dalle condizioni del mercato del lavoro, è risultata più ottimistica, ma la lettura di giugno è comunque del 20% inferiore rispetto al livello pre-pandemia. Questo divario tra il solido contesto macroeconomico e il sentimento dei consumatori solleva domande su cosa stia causando questa disconnessione.
Le quotazioni hanno aggiornato i massimi storici, ma hanno chiuso la settimana lontano dagli stessi. Per le prossime settimane, quindi, tutto dovrebbe procedere come da scenario già probabile. Solo una chiusura settimanale inferiore a 4.901,99 potrebbe favorire un’inversione ribassista.
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