La moneta assolve essenzialmente a tre funzioni principali. Primo, è una unità di conto che consente di attribuire un ‘peso’, cioè un prezzo, a beni e servizi. Secondo, è un mezzo di pagamento universalmente accettato (se si tratta di una valuta forte come l’€, il $, etc), o perlomeno dagli abitanti di una data nazione. Infine è una riserva di valore, cioè una capacità di spesa non spesa oggi per rinviarla al futuro in caso di necessità.
Tuttavia, chi ha scarsa o nulla propensione al rischio spesso si rifugia nella liquidità in quanto ritenuta “sicura”. Si tratta di un concetto alquanto relativo e discutibile, specie se quella ricchezza viene congelata per un tempo medio-lungo. Per rendercene conto, è incredibile quanto valgono 10.000 euro tenuti liquidi sul conto corrente o sul libretto da gennaio 2020 ad oggi!
Le spese fisse per giacenze liquide sopra i 5.000 euro
Tenere soldi liquidi fermi comporta pur sempre delle spese. Alcune di esse sono fisse e previste per Legge (e nei casi e modi di Legge), altre invece possono essere più o meno fisse a seconda del caso di turno.
Tra le prime abbiamo le spese fiscali: l’imposta di bollo è prevista dalle normative vigenti (DL 201/2011). L’importo è di 34,20 € per persona fisica e di 100 € nel caso di persona giuridica, e si applica sia sui c/c che sui libretti di risparmio, sia bancari che postali. L’imposta non è dovuta se la giacenza media nel periodo rendicontato non eccede i 5mila €, oltre che in alcuni casi particolari previsti dalla Legge. Viene calcolata in automatico dall’intermediario finanziario al momento della rendicontazione, di solito ogni 3 mesi o a cadenza differente.
Ora, considerato che il nostro esempio è su 10mila € tenuti cash sul conto o sul libretto dal 1° del 2020 ad oggi, si tratta di una spesa ineludibile. Il calcolo da fare (al 6 febbraio) sarebbe il seguente:
€ 34,20 X 4 anni (dal 2020 al 2023) = 136,80 € + 3,47 € (l’anno in corso).
Le spese quasi fisse che si pagano ogni mese
Poi ci sono le spese di tenuta conto, se lo strumento prescelto è il c/c e quello prescelto è di tipo oneroso. In genere i conti più cari sono quelli bancari tradizionali, seguiti da quelli postali e poi da quelli online. L’ideale sarebbe avere un prodotto completo per le proprie esigenze e a canone nullo o molto contenuto (tipo i conti a pacchetto).
Il libretto di risparmio, invece, è in genere gratuito: quello postale emesso da CDP, per esempio, lo è. Tuttavia, la maggiore convenienza economica del libretto di risparmio in generale si scontra con la loro minore operatività rispetto al c/c, per cui tutto è da valutare caso per caso.
In definitiva, se la liquidità è rimasta per 4 anni e passa sul c/c si può stimare una spesa forfettaria di circa (in alcuni casi: di almeno) 200 €, più o meno 50 € l’anno.
Incredibile quanto valgono 10.000 euro tenuti liquidi sul conto corrente o sul libretto da gennaio 2020 ad oggi!
Infine arriviamo alla madre di tutte le beffe, quella che nessuno vede ma che tutti subiscono, volente o nolente: l’inflazione. La perdita del potere d’acquisto dipende dall’andamento del costo della vita, e in anni difficilissimi come gli ultimi il saldo finale può essere davvero atroce.
Abbiamo calcolato su Rivaluta l’inflazione intercorsa nel periodo gennaio 2020 dicembre 2023, l’ultimo mese disponibile. Il dato che ne è venuto fuori è scioccante, e per l’esattezza pari al 16,3%!
In definitiva, 10mila euro depositati sul conto o sul libretto 4 anni fa avranno subito uscite certe tra i 140 e i 400 € circa a seconda dei casi. Nei fatti, però, quei soldi avranno un valore in termini di potere d’acquisto sugli 8mila € circa, o poco più.