Avere disponibilità liquide sul conto è all’ordine del giorno, né potrebbe essere diversamente. Il c/c nasce per essere uno strumento di pagamento (e non di investimento!), per cui se mancano le provviste come si fa a pagare i terzi? È semplicemente impossibile.
Tuttavia, se è vero che disporre o prelevare liquidi all’occorrenza o a piacimento è un grande vantaggio, ci sono dei contro da ponderare. Infatti, i soldi liberi sul conto corrente non sono mai gratis: ecco le 3 uscite visibili e invisibili che minacciano il saldo ogni giorno!
Il primo fronte di possibili spese riguarda quelle di gestione conto, dove molto dipende da due fattori. Primo, la tipologia di prodotto sottoscritto e l’intermediario prescelto. Di norma i prodotti più economici o gratuiti sono i c/c online, in cui il correntista opera quasi esclusivamente in remoto (magari affiancato dal servizio call center). Secondo, le politiche commerciali seguite dalla banca di turno. I prodotti più cari sono in genere quelli di matrice bancaria tradizionale, cioè, aperti allo sportello fisico. Quelli postali si collocano invece in una via intermedia tra i due estremi di cui sopra.
Poi ci sono le uscite di natura fiscale, vale a dire l’imposta di bollo e la ritenuta fiscale sugli eventuali interessi attivi. Tuttavia, come nel caso precedente non è detto che queste uscite ci sono sempre, tutto dipende da caso a caso.
L’imposta di bollo per le persone fisiche ammonta a 34,20 € annui e scatta quando il saldo medio annuale è sopra i 5mila € (e proporzionale al tempo). La Legge tuttavia prevede alcuni casi precisi di esenzione dall’imposta che abbiamo già illustrato.
Il suo importo sale invece a 100 € per le persone giuridiche ed è indipendente dal saldo medio annuale detenuto sul conto.
Quanto alla ritenuta fiscale sugli interessi attivi maturati, vi sono due cose da dire. Primo, essa è pari al 26% degli interessi creditori vantati. Secondo, la si paga solo se il c/c posseduto riconosce appunto un tasso attivo sulla liquidità ivi giacente.
Poi ci sono le uscite invisibili, e oggi sono quelle che fanno più male di tutte. Il riferimento è all’inflazione, che si mangia molto del potere d’acquisto disponibile. Anzi, più è alta l’inflazione di periodo e maggiore è il tempo di giacenza infruttifera, più salata sarà la perdita (reale, non nominale) subita dal correntista. Anche al riguardo abbiamo già fatto un calcolo e visto quanto valgono 10mila € cash su c/c o libretto nel giro di 4 anni (2020-2023).
Infine, occhio all’ultimo costo, quello meno considerato, il costo-opportunità. In parole semplici, è il costo legato al mancato sfruttamento dalla prima alternativa (alla liquidità sul conto) disponibile. Con i rendimenti sul reddito fisso in risalita è davvero un peccato rifugiarsi più del dovuto nella liquidità.
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