Recentemente ci siamo occupati di mining di criptovalute in diverse occasioni, condividendo con tutti i nostri lettori come scegliere l’hardware giusto. Abbiamo poi visto come funziona il mining proof-of-work con qualche esempio che ci auguriamo possa esserti stato utile per arrivare ad una migliore pianificazione in questo ambito.
Ebbene, cerchiamo di fare un passo in avanti. Chiunque voglia cimentarsi nel mining di criptovalute deve sapere che le barriere all’ingresso sono significative, soprattutto per i token cripto più grandi come Bitcoin, Ethereum e Litecoin.
Nei primi tempi, infatti, chiunque poteva accendere il proprio computer e guadagnare Bitcoin usando niente di più potente di un normale computer desktop. Chiunque è ancora perfettamente libero di iniziare a estrarre Bitcoin in questo modo, ma la concorrenza è aumentata così tanto che è praticamente impossibile guadagnare qualcosa di utile senza un investimento iniziale di centinaia o addirittura migliaia di euro.
Per iniziare a fare mining di criptovalute in modo significativo sono dunque ora necessarie GPU (unità di elaborazione grafica) o ASIC (circuiti integrati specifici per le applicazioni.
Premesso quanto sopra, ci sono alcune interessanti motivazioni per iniziare a fare crypto mining. Per esempio, fare criptomining può essere un hobby piuttosto interessante per coloro che amano armeggiare con i computer, in quanto tale attività consentirà loro di fare esperienza diretta con il funzionamento della rete. Si può anche scegliere di iniziare il mining per motivi altruistici: uno dei modi più tangibili per sostenere le criptovalute è il mining, considerato che ogni computer che dedica risorse alla comunità crittografica la rende più forte.
Ma i miner di criptovalute professionali non partecipano come passatempo e per scopi filantropici. Lo fanno per proprio interesse e, insomma, per fare soldi.
D’altronde, non c’è di che stupirsi: la rete Bitcoin e altri network su blockchain sono cresciuti così rapidamente grazie alla motivazione del profitto. Invece di affidarsi a persone che dedicano energia al computer per beneficenza, si è espansa grazie alla mano invisibile del capitalismo.
Un’operazione di mining di criptovalute redditizia è più o meno analoga a una macchina per stampare denaro. Impostare i computer in modo da farli battere automaticamente moneta per i loro proprietari è, ovviamente, una prospettiva molto allettante e che ha attirato molto interesse. Prima di tuffarsi a capofitto nel crypto mining, però, bisognerebbe dedicare un po’ di tempo nel prepararsi adeguatamente.
Se vuoi saperne di più, prova a digitare “crypto mining farm” nella casella di ricerca di Google e osserva qualche video che ti mostrerà cosa sta facendo quella che è la tua concorrenza.
Probabilmente ti verranno mostrati enormi capannoni che pullulano di file e file di computer che funzionano 24 ore al giorno, 7 giorni alla settimana, supervisionati da tecnici esperti. Hanno anche sofisticati sistemi di raffreddamento con filtri dell’aria, nel tentativo di ottenere una frazione di efficienza in più dalle loro operazioni. Inoltre, si danno un gran daffare per localizzarsi in luoghi dove l’elettricità è poco costosa: l’accesso all’energia elettrica a basso costo spiega ad esempio perché l’Islanda ospita alcune delle più grandi operazioni di mining di Bitcoin al mondo.
Insomma, vedere con quanta serietà i professionisti prendono la cosa dovrebbe farti entrare nella giusta mentalità. Sebbene non sia impossibile fare soldi, non è nemmeno facile come qualcuno potrebbe farti pensare.
In più, ricorda che non importa quanti miner si uniscano alla rete: c’è solo una quantità fissa di nuove criptovalute disponibili a ogni blocco. Per ottenere una quota è necessario competere con questi operatori esperti e motivati che vogliono disperatamente quella criptovaluta per sé.
Le specifiche su come estrarre ciascuna delle centinaia di criptovalute disponibili richiederebbe probabilmente un altro sito che, peraltro, richiederebbe altresì un aggiornamento costante.
Ecco perché, piuttosto che scendere nel dettaglio di ogni singola criptovaluta, crediamo sia molto importante rammentare il fatto che il principio generale da ricordare sia quello di conoscere i numeri. Ma in che senso?
La redditività giornaliera attesa di un miner di criptovalute proof-of-work può essere espressa come segue:
Profitto giornaliero = H / N * Q * P – E – L – M
Ora, è molto probabile che questa formula non ti dica granché. Ma proviamo a comprendere che cosa significano le varie lettere:
Insomma, la parte più a sinistra dell’equazione precedente (H / N * Q * P) rappresenta il reddito che un miner di cripto può aspettarsi di guadagnare. Le parti a destra (- E – L – M) sono i costi.
I crypto miner più redditizi cercano naturalmente un vantaggio nei loro numeri. E non sfugge il fatto che i grandi miner di criptovalute abbiano le economie di scala dalla loro parte: possono infatti acquistare ciò di cui hanno bisogno all’ingrosso, con uno sconto. I grandi miner tendono anche ad avere un migliore accesso all’hardware di mining più recente, più veloce e più efficiente dal punto di vista energetico.
La maggior parte delle parti dell’equazione della redditività del mining può essere calcolata con una discreta precisione. Ci sono però due eccezioni, alle quali destiniamo qualche riga in più.
Come sa chiunque abbia seguito le criptovalute anche per poco tempo, il prezzo delle cripto (se misurato in valuta fiat) può essere volatile.
Immagina di fare un grosso investimento in hardware di mining per poi vedere il prezzo della cripto dimezzarsi. Questo è accaduto molte volte nel corso della breve storia delle criptovalute, facendo sì che i miner che avevano un sottile margine di profitto al vecchio prezzo (più alto) troveranno le loro operazioni insostenibili al nuovo prezzo (più basso). D’altro canto, i prezzi possono anche balzare rapidamente, dando luogo a un guadagno a sorpresa. Non è possibile sapere in anticipo se il prezzo di mercato salirà, scenderà o rimarrà laterale, il che rende la volatilità dei prezzi un fatto inevitabile per i minatori di criptovalute.
C’è un numero fisso di token forniti in ogni blocco e l’importo che un minatore può aspettarsi di guadagnare è determinato dalla sua quota del tasso di hash totale. Per usare numeri tondi, un minatore che possiede il 2% del tasso di hash può aspettarsi di ricevere il 2% dei nuovi token coniati (in media, nel lungo periodo). Ma se il resto della rete raddoppia collettivamente il proprio hash rate, mentre quello del singolo minatore rimane invariato, la quota di quest’ultimo dei nuovi token guadagnati scenderà ad appena l’1%. Ricevere solo la metà dei token e spendere lo stesso per i costi cambierà notevolmente l’equazione della redditività.
Fortunatamente, esiste una forza che mitiga in qualche modo queste due incognite: una variazione sfavorevole dell’una dovrebbe comportare una variazione favorevole dell’altra. Se di fatti il prezzo per cripto diminuisce, alcuni miner meno redditizi dovrebbero ritirarsi, abbassando così il tasso di hash complessivo della rete. Poiché questi due effetti si oppongono l’uno all’altro, i miner che rimangono sul mercato dovrebbero essere in grado di compensare la diminuzione del prezzo per cripto guadagnandone un numero maggiore… almeno in teoria!
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