Nel biennio Covid il Governo del tempo emise 4 serie titoli di Stato di una nuova famiglia, i BTP Futura. Si ebbero 2 emissioni nel 2020 e altrettante nel 2021, quasi tutte accomunate da alcuni elementi. Vale a dire tassi fissi e crescenti nel tempo (struttura step-up) e premio fedeltà intermedio e/o finale a seconda dell’emissione di turno.
Le cedole incrementali furono preferite perché all’epoca si pensò, giustamente, di renderli meno sensibili agli inevitabili, futuri rialzi dei tassi. Del resto, erano emissioni di lungo termine e il periodo storico in cui furono lanciati vedeva tassi al lumicino sul mercato dei bond. Prima o poi i rendimenti sarebbero risaliti, per cui andavano “tutelati” attraverso strutture ad hoc.
Se i ragionamenti di fondo erano corretti, la realtà è stata però più devastante degli scenari prefigurati in anticipo. Dall’estate 2021 il costo della vita è andato alle stelle e con essi i rendimenti, per cui molte emissioni a tasso fisso antecedenti hanno dovuto adeguarsi alla nuova realtà dei fatti. Come? Deprimendone le quotazioni, in maniera tale da farne risalire i rendimenti.
Nessuno dei 4 bond Futura si è salvato dalle copiose vendite degli ultimi anni e stessa sorte è toccata anche a chi aveva bond diversi dai BTP Futura. Soffermiamoci ora sul BTP Futura 2030 (scadenza: 14 luglio 2030), emesso a luglio 2020. Si trattò di un decennale la cui vita residua è oggi di circa 6 anni e 5 mesi. Le condizioni economiche offerte dal Tesoro furono le seguenti:
Inoltre, è previsto un premio fedeltà finale solo per chi lo acquistò 4 anni fa e lo terrà in portafoglio fino all’estate 2030. Esso è pari al tasso medio di crescita annuale del PIL nazionale (dati ISTAT) nei 10 anni di vita del bond e varierà tra un minimo dell’1% garantito fino ad un massimo del 3%.
Come anticipato, l’esplosione dei rendimenti ne ha zavorrato i corsi sul secondario, specie nel caso dei titoli lunghi e/o con cedole al lumicino. È stato il caso dei 4 BTP Futura, il nostro incluso, la cui previsione di cedole crescenti non è bastata ad attenuare le cadute dei prezzi. Oggi il titolo scambia sugli 86,60 centesimi, mentre l’autunno scorso prezzava in area 80 centesimi. Ai corsi attuali il titolo rende lordo a scadenza il 3,73% annuo (dati Borsa Italiana).
Quali potrebbero essere, allora, i buoni motivi potenzialmente collegati al bond? Di certo non le cedole. A quasi parità di durata, il BTP Valore 2030 (scadenza 5 marzo 2030) rende il 3,741% lordo (ponderato) incluso anche il premio fedeltà per chi lo ha acquistato 10 giorni fa.
Il discorso s’inverte (rispetto al BTP Valore 2030) nel caso del rendimento, di poco maggiore per il Futura. Primo perché l’acquisto odierno non contempla il premio fedeltà, che nel suo piccolo fa comunque la differenza (0,116% lordo annualizzato). Secondo perché il mercato apprezza, e premia con gli acquisti, i bond a cedola più ricca a parità di altri requisiti. Ancora, e più in generale, il BTP Futura 2030 potrebbe interessare a chi punta al rialzo dei corsi. Da un lato la BCE prima o poi invertirà la sua politica monetaria, dall’altro la durata residua del Futura 2030 si andrà progressivamente riducendo. Fermo restando che a scadenza sarà pur sempre rimborsato a 100. Infine, restano immutati altri 2 pro del bond, ossia la fiscalità di vantaggio e il godere dei buoni volumi di scambio sul secondario.
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