Da una manciata di giorni Intesa Sanpaolo ha lanciato sul mercato obbligazionario diversi bond in valuta estera. Per l’esattezza si è trattato di 5 nuove emissioni per altrettanti prestiti obbligazionari, tutti in valuta estera. Tre di essi sono denominati in dollari USA, mentre gli altri due sono denominati uno in dollari australiani e l’altro in dollari neozelandesi.
Per non disperderci troppo nella loro trattazione, soffermiamoci in questa sede solo sui primi tre lanci. In particolare, ecco quanto offrono le nuove obbligazioni in dollari USA di Intesa Sanpaolo a 2, 7 e 10 anni. Le esporremo in base all’ordine crescente di durata complessiva dell’investimento.
Il bond dalla durata più corta che consideriamo scade il 13 marzo 2026. L’ISIN del titolo è XS2782311943, ed è quotato e scambiato (al pari degli altri due bond) sul MOT e sull’EuroTLX di Borsa Italiana. Data la breve durata, la banca paga per esso una cedola fissa del 4,90% (la ritenuta sui corporate bond è al 26%). La cedola è staccata ogni tre mesi e il taglio minimo di sottoscrizione è di 2mila $ USA, circa 1.840 € al cambio odierno. All’attuale prezzo di 99,65 ne deriva che il rendimento netto annuo a scadenza sfiora il 3,65%.
Il bond dalla durata intermedia è a 7 anni (13 marzo 2031). L’ISIN dell’obbligazione è XS2782311273, il taglio minimo resta sempre di 2mila $ e non cambia la periodicità della cedola, trimestrale. A cambiare è la struttura dei rendimenti che è di tipo step-down, decrescente. Nel dettaglio la banca paga quanto segue:
All’attuale prezzo di 98,50 ne deriva un rendimento medio annuo netto ponderato di poco sopra il 3,7%.
Il bond a 10 anni (13 marzo 2034) ha ISIN XS2782313212 ricalca molti elementi di quello precedente. Taglio minimo 2mila $, cedole ogni 3 mesi e una struttura dei rendimenti di tipo step-down:
All’attuale corso di 98,30, il rendimento medio annuo netto ponderato sfiora il 3,9%.
In chiusura, un cenno ai rischi tipici degli investimenti in corporate bond, specie se in valuta estera. Il primo è quindi il rischio di cambio. Se nel corso della durata dell’investimento, dall’inizio alla fine o per un periodo inferiore, il $ si deprezzasse contro l’€, ne deriverebbe una perdita da cambio. Il contrario avverrebbe in caso di apprezzamento del biglietto verde contro la moneta europea. Infine, citiamo il rischio di liquidità, quello emittente e il rischio tassi.
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