La criptovaluta cinese, lo yuan digitale, è stata creata nel 2014. Tuttavia, solo nel secondo trimestre del 2021 le autorità della People’s Bank of China hanno annunciato che avrebbero diffuso su scala più ampia i test pilota utili per il lancio ufficiale della valuta: una decisione scaturita dalla presa di coscienza che questa moneta era effettivamente coerente con il funzionamento del sistema finanziario.
Lo yuan digitale o e-CNY ha dunque già il supporto della Banca Centrale Cinese, contrariamente a quanto avviene con altri progetti nazionali che non hanno l’appoggio delle istituzioni finanziarie.
Dunque, contrariamente ad altre valute più velleitarie, la sua ideazione ben si inserisce all’interno di un ampio progetto che vede protagonista lo Stato cinese, pronto a iniziare un progressivo processo di sostituzione del contante con la moneta digitale.
In altri termini, non è errato definire lo yuan digitale come la criptovaluta di Stato, regolata dall’autorità centrale, con la finalità di sostituire parte delle banconote e delle monete oggi in circolazione.
Ancora, ricordiamo che la criptovaluta cinese è una valuta digitale diversa dalle altre, considerato che uno degli aspetti principali della sua creazione è la conversione diretta in valuta fiat: il suo valore è dunque uguale al denaro tradizionale, evitando così la volatilità che sperimentano le altre monete digitali.
Questa criptovaluta digitale si basa sulla blockchain, un registro distribuito strutturato in blocchi. Nel momento in cui si aggiunge un nuovo blocco alla catena, questo va ad aggiungersi al precedente, creando una serie univoca di dati.
Si consideri inoltre che il meccanismo di base si sviluppa su un particolare sistema gerarchico.
Al vertice troviamo la PBOC (Banca Nazionale Popolare Cinese), che emette il denaro, distribuendolo alle banche commerciali che si trovano nel livello immediatamente sotto e che per il momento è costituito dalle sei maggiori banche statali e da due banche digitali.
C’è poi un terzo livello in cui sono posizionate le banche commerciali minori e alcuni fornitori di servizi di pagamento: non possono fare scambi in yuan digitale, ma possono fornire servizi per agevolare i titoli della valuta digitale.
L’ultimo livello, quello al piano “terra” della piramide, include infine i negozianti, le altre aziende, i consumatori, ovvero gli utilizzatori finali del sistema. Costoro sono obbligati ad aprire un conto digitale per poter utilizzare lo yuan digitale.
Ciò premesso, nel momento in cui un utilizzatore desidera effettuare un acquisto tramite l’app che è collegata al wallet in cui c’è lo yuan digitale, il sistema genera un QR code che permette di effettuare la transazione in tempo reale ed è dotato di tecnologie, come la Near Field Communication (NFC), nei posti dove non c’è nessuna connessione internet.
Il sistema dello yuan digitale risulta vantaggioso sotto alcuni aspetti, e conoscerli potrebbe permettere di anticipare alcuni benefici che anche in Europa arriveranno nel momento in cui si deciderà di perseguire la strada della valuta digitale di una banca centrale:
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