La legge delega agirà pesantemente sul tema della residenza che andrà ad assorbire standard differenti da quelli nazionali. Cosa cambia nella tassazione
L’allargamento di tipo federativo del potere amministrativo in termini non soltanto attivi, ma anche nell’ambito di una complessa struttura di monitoraggio, sta inducendo i singoli Stati nazionali al passaggio obbligato di adeguare i propri standard della pubblica amministrazione a quelli di una più ampia realtà, frutto di accordi e partenariati internazionali.
D’altronde, anche nel recente passato i macrocontrolli incrociati hanno avuto lo scopo di agire sul piano dei reati penali di tipo finanziario.
Nel fitto quadro della presenza di multinazionali dal profilo tributario estremamente liquido e nelle ronde monetarie della circolazione di denaro privato, non senza lasciapassare nei cosiddetti paradisi fiscali, vari e singoli Stati perdono annualmente grosse fette di introiti derivanti dai tributi, mentre alcune società sfornano profitti blindati dalle sedi sociali presso regimi fiscali agevolati. Inoltre, in tale complessità, bisogna aggiungere il contrasto senza fine alla evasione fiscale.
Cambia la residenza fiscale, cosa cerca di scongiurare la legge delega
Grandi e piccoli imprese italiane spesso si confrontano con la realtà internazionale della tassazione, dal momento che la produzione viene allargata oltreconfine e l’esposizione è definitivamente affacciata sui mercati internazionali. Pertanto, la domanda (lecita) è sempre la stessa: un’azienda deve pagare le tasse allo Stato dove ha realizzato i ricavi? Alcune forti realtà imprenditoriali vorrebbero sostenere l’esborso soltanto nei Paesi ove sono collocate le sedi sociali.
Un meccanismo quasi automatico è quello della “doppia imposizione”, ossia il doppio pagamento delle tasse, in patria e dove si producono i guadagni. Attenzione, la prassi vale anche per cittadini che vivono in uno Stato da non residenti, oppure che abbiano immobili messi a reddito all’estero. Le procedure finiscono spesso per semplificarsi, grazie agli accordi fra gli Stati. La stessa doppia imposizione può essere agevolmente superata e sostituita da un regime fiscale più sostenibile per gli interessati.
Residenza fiscale, radicali novità dalla delega fiscale
La semplificazione fiscale tra Stati si realizza grazie a specifiche Convenzioni, che portano, specialmente a privati cittadini, a due tipologie di regole agevolatorie in grado di produrre notevoli vantaggi: le tie-breaker rules, il meccanismo per il quale il soggetto è residente contemporaneamente in più Stati, con l’individuazione di una residenza prevalente (per il possesso di una casa, il possesso di una nazionalità, la presenza di familiari); il credito d’imposta per le imposte versate all’estero, con cui il contribuente si accorda sul pagamento delle tasse dovute in Italia, tramite lo scorporo delle prime.
L’attuale legge delega n. 111 del 9 agosto 2023, consente al Governo di intervenire con la revisione della disciplina relativa alla residenza fiscale delle persone fisiche. In altre parole, si è alle porte di sostanziali modifiche in oggetto, giustificate dalla necessità di adeguare la prassi agli standard della Fiscalità internazionale, sempre sulla base delle convenzioni sottoscritte per scongiurare le doppie imposizioni. Il radicale rinnovamento si rende necessario anche alla luce della possibilità di valutare le prestazioni lavorative svolte in modalità smart working. Per le prime indicazioni, però, i contribuenti dovranno restare in attesa delle novità.