Zelensky parla di rado dal 7 ottobre. Sulla terribile faccenda di Hamas Gaza parla poco. E ancora parla di pace.
Ci voleva un eccidio ripetuto, quello del 7 ottobre e quelli che ne sono seguiti, per definire la caratura di Volodymyr. La parola più prossima sembra un sicario mandato a sé stesso dalle proprie incongruenze. La caricatura di uno statista, con una storia alla Frank Capra – quella dell’uomo qualsiasi che diventa famoso – riuscita male, perché da sempre il Nostro è calato mani e piedi legati in un gioco altrui. Il suo ruolo di comparsa è quello di reclamare baksheesh, la mancia a sé e la sua gente, per far fronte al confinante che lui stesso, per anni, ha oscenamente provocato, rendendosi strumento in mani altrui. Le solite mani.
Il passaporto di Zelensky
Ecco, il passaporto di Zelensky, quello dell’ombra, che scheletricamente dice la verità, potrebbe essere questo. Parola più parola meno. Lui non ha tentato neanche lontanamente a diventare qualcosa di diverso. E non sai se questo è un pregio o un limite. Se ne sta fuori dal tempio della politica che conta, e ogni tanto gli concedono, per divertimento e calcolo, una comparsata all’interno. Lui all’uscita ti assale, con la sua finta mise da militare ed il suo metro e 70 scarso per chiederti armi e soldi – tanti soldi, sempre – per resistere al pessimo vicino, l’orso criminale che un destino cinico e baro gli ha messo proprio al di là del confine. E nessuno a rimproverarli che è stato anche lui a stuzzicarlo, per anni, mentre era in letargo, perché gli altri gli dicevano di fare così. Perché è intelligente, Zelensky. E perché conoscono la loro, di parte.
L’attore più pagato di sempre
E’ un attore Zelensky, comprende alla svelta il copione, ama avere istruzioni su cosa deve interpretare e come. E se questo le accade in scala maggiore, e non in un teatrino muffito, al punto da interpretare l’eroe di un Paese invaso davanti ai delegati delle Nazioni Unite – che fingono di ammirarlo meglio di lui che si finge vittima – beh è un sogno che tracima in un sogno. Non ci sarebbe neanche bisogno di cercare una chimica di conforto ai propri ricorrenti malumori per l’euforia che se ne trae, vero Vlad? E se lo consideri per quello che è, un attore, il cachet di un Robert Downey Jr sono sembra una mancia a un cameriere in un ristorante dell’Ocean Drive.
Zelensky e il nuovo copione
Il nostro ha vinto la riffa con il destino, dunque. Ma il copione si complica, ogni tanto, dopo aver lui, in nistro combattente complicato, per amore della gloria, la trama ed il destino di Kiev. Ed il testo da apprendere, qui, è un campo minato, come quelli in Ucraina. Perché c’è un eccidio a Gaza, ora, e ci sono i tank che entrano dentro un territorio non loro. C’è la rappresaglia del più forte, giusta o non giusta che sia, inutile nasconderlo. All’eroe di Kiev il bombardamento di Gaza avrà fatto venire in mente qualcosa? Forse no, se il copione da mandare a memoria è ora quello dello smemorato. Peccato che dinanzi ai numeri rivoltanti dei bambini uccisi il nostro sia dimenticato di essere un uomo, prima di essere un attore. E Zelensky, che tanto parla ora tace. Perché conviene così.