Durante la pandemia, allo zar era stato attribuito un tumore, secondo una voce poi smentita da tutti. Ora la sua immagine si è incrinata
Vladimir Putin era diventato il sinonimo di una semplificazione perfetta, l’affermazione della forza, chiara e sicura, in un mondo ipercomplesso. Troppe regole, troppe morali, un ambito in cui sembra impossibile agire. Lui, con il suo metodo inflessibile, era la soluzione. Un classico monarca assoluto. Al di fuori della storia occidentale. E’ stato ammirato e invidiato per questo, e ha sfidato l’impero americano. Ma un monarca è condannato a subire le vicissitudini della sua immagine. Fino al punto da esserne sconfitto, se non riesce a controllarla.
Ed è nel volto di Putin che è apparsa una sinistra dissonanza. Il labbro inferiore e il mento hanno tremato. Un segnale? Così è stato decifrato. Forse una paresi. O forse il carico dello stress di tre giorni frenetici ha fatto scricchiolare le sue ossa, sottraendogli il controllo dei nervi e dei muscoli facciali. E’ accaduto durante un vertice notturno tenutosi a Mosca, nella notte. Il filmato è stato trasmesso pressoché in diretta. Dopo lunghi mesi di comunicazione registrata, sistematicamente revisionata, curata in ogni particolare, ecco una scheggia di realtà.
Fotogrammi sfuggiti al controllo degli apparati
Solo un frammento distorto, una tessera di 15 secondi di video che non s’incastrano fra le linee del mosaico. Il senso non troppo riposto di alcuni fotogrammi è sfuggito all’esame della comunicazione. Di fronte al presidente della Federazione russa si erano riuniti i capi degli apparati di sicurezza, i ministri dell’Interno e della Difesa, il procuratore generale e il direttore del servizio segreto. E il dominatore, forse per un brivido di un istante, ha tremato.
Che si cerchi d’interpretare il linguaggio del corpo del leader, è tutt’altro che ozioso bizantinismo. Tanto più in sistema dominato da un’unica volontà. No, non è solo un dettaglio. E’ stata la crittografia a vincere la seconda guerra mondiale, mentre la forza delle invincibili armate è franata. Decifrando i codici segreti dell’esercito tedesco, gli alleati hanno sottratto il tempo alla potenza militare di Berlino. Se la guerra è totale, l’arte bellica viene superata dalla raffinatezza ermeneutica.
Decifrare il linguaggio del corpo per dominare
Quindi nessuna meraviglia che i mass-media occidentali vogliano decifrare il potere altrui, nascondendo il proprio. Così si fa largo al moralismo, alla narrazione dei vincitori. E’ questo l’Occidente che non desidera altro che un proprio trionfo auto-celebrativo. Il suo nutrimento principale è questo, proteso com’è a inglobare e omologare. E a combattere chi non si adegua. Ma proprio in questo modo si può aprire un varco nelle strutture comunicative più impenetrabili.
E da sabato il racconto delle gesta di Putin è cambiato. L’immagine della forza viene sostituita dal suo opposto: è un vecchio tremante, un uomo di settant’anni, fragile e malato. Era già successo durante la pandemia, quando gli si era attribuito un tumore. La Russia, si diceva, era priva del vaccino risolutivo. Ed era sull’orlo del baratro. La Russia viene spesso racconta così dai suoi nemici, come un monolite sull’orlo dell’abisso.
Da leader indiscusso a vecchio tremante
Vladimir Putin è emerso grazie al consenso dell’esercito, del quale Eltsin proprio non godeva. Anzi, umiliato dal Corvo Bianco, l’esercito aveva abbracciato Putin, il successore. E sono stati 25 anni di guerra che ancora continuano. L’anima russa, nella versione del nuovo zar, non ha la complessità contorta dei personaggi di Dostoevskij, capace di esiti sublimi. Questa è tutt’altra storia. Vladimir Putin ha voluto riscriverla.
L’anima russa, secondo Putin, è una e unica, unita con il suo territorio e la sua storia. E ha un solo capo con la sua immagine inossidabile. Virile, vincente. in perfetta forma come comandano, si direbbe, gli spot occidentali. Tra popolo e capo l’unione è mistica, e l’ideologo del Cremlino Aleksandr Dugin lo ha insegnato. Anche in quel sistema, però, c’è un punto di frattura. Ed è lo stesso di sempre. T. S. Eliot lo ha illuminato con la poesia: “Tra l’idea / E la realtà / Tra il movimento / E l’atto / Cade l’ombra“.
Vladimir Putin ha usato i miliziani della Wagner come braccio risolutivo. Tra l’idea e la realtà c’era la Wagner, una società militare privata fondata da Evgenji Prigozhin nel 2014, costantemente d’intesa con l’intelligence russa. E’ sorta dalle ceneri di un’altra compagnia militare, travolta dagli scandali al tempo della guerra di Siria, la Slavonic Corps.
L’immagine dello zar è ora il suo primo nemico
Il nuovo leader ha voluto cancellare Lenin e la rivoluzione del 1917, invadere l’Ucraina per eliminarla e ricostituire, unito, il territorio dell’antico Impero degli zar. Aveva bisogno di un braccio per agire: l’esercito, tutto al suo servizio. Un sistema di potere assoluto denunciato da Anna Politovskaja a prezzo del suo sangue. Ebbene, proprio l’esercito russo, al momento di invadere l’Ucraina davanti alle telecamere di tutto il mondo, è risultato vecchio e obsoleto. Superato.
Ora, dopo la ribellione di Prigozhin, e quella che appare solo una tregua, la tensione interna rimane molto alta. E il futuro della Russia ancora una volta incerto e legato alle sorti del conflitto fra i capi degli apparati militari.