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Messi in America, la fantasia ha smarrito sé stessa

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Armando Del Bello

C’è qualcosa di distonico negli ultimi bagliori mi Leo Messi. Un epilogo che poteva fiabesco, ed è solo spettacolare. Come sempre.

Poteva essere un fine carriera straordinario come gli anni che l’hanno preceduto. E’ invece stato un prevedibile, lungo addio, quello di Leo Messi. Un passaggio di consegne a se stesso, in scala sempre minore, fino al giorno del commiato vero. Ma il prezzo d’ingaggio aumenta con gli anni. E già questo appare nuovo e poco rassicurante. Come se l’accordo fosse stato sottoscritto al tramonto e la misura fosse data dall’ombra che si allungava alle sue spalle,  un passato immenso che detta le regole del presente. E’ sempre misteriosa questa ansia di ricchezza in chi ne avrebbe abbastanza da viverla con angoscia e noia. E invece no, non basta. Serve a confermare sé stessi, mantenendo la stessa brama di possedere, come nella tua giovinezza, anche quando si ha già tutto e la giovinezza è andata.

Messi riflette su quello che succede
Messi in America, la fantasia ha smarrito sé stessa-Credit ANSA-l’intellettualedissidente.it

 

Messi la giovinezza avrebbe potuto raggiungerla altrove, e in altro modo, tornado nella sua Rosario, dove tutto era iniziato. Ecco, sarebbe stato un epilogo straordinario, un inchino all’umiltà da parte di chi è trattato come un dio e dovrebbe discostarsene, con il pudore degno dei più grandi. Leo non è lontano nei modi dal ragazzo che fu. Ma talvolta sembra più una timidezza irrisolta e una cultura claudicante e renderlo prudente, e mai sopra le righe, non il desiderio di esserlo davvero. Non ha lavorato sul proprio mito, questo è vero, e ha preferito lasciare qualcosa d’incerto e anonimo nel suo tratto, fino a quando la palla non finisce dalle sue parti.  Forse perché l’amore per sé comporta, nascosta da qualche parte, la fiamma nera dell’autodistruzione e Leo non ha la complessità d’animo per provare fascinazione verso queste ombre. Gioca facile, qui.

Messi e la fede
Messi è molto credente-Credit ANSA- l’Intellettualedissidente.it

 

Eccolo allora nei supermercati di Miami, quasi dimentico di sé stesso, al punto da non chiedersi perché non l’abbiano riconosciuto. Durasse per sempre qualche problema l’avrebbe anche lui. Ma certo Leo non è Diego in questo, con una richiesta di attenzione che sembrava una preghiera violenta e disperata, talvolta. Lui no, scivola via veloce e non si offende se nessuno si volta.

Messi tatuaggio gamba
Un dettaglio del tatuaggio di Lionel Messi-Credit ANSA-l’intellettualedissidente.it

 

E tuttavia anche l‘invisibilità, così ben accetta, a tratti ha pagato il proprio tributo al cliché del fuoriclasse verso l’uscita. E la complessa liturgia dell’addio non ha potuto fare a meno di essere sfarzo e tappeti rossi per accompagnarlo verso gli ultimi giorni sull’erba. Meraviglioso anche qui, a tratti. Ma ineguagliabile sarebbe stato vederlo correre proprio sul finale nella povere della sua Rosario.  Un ultimo atto d’inarrivabile grandezza. E’ mancato il cuore e la fantasia per farlo, proprio a lui.

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