Sono passati alcuni giorni dalla morte di Robert Card, l’uomo che ha ucciso a sangue freddo 18 persone. Una storia di solitudine
E’ una terra di grandi spazi e stragi improvvise, l’America. E’ tutto più ampio e tragico, quando è il dolore ad irrompere, acceso da una scintilla di follia solitaria che si propaga, senza riconoscere ostacoli, se non quello, definitivo di un proiettile. Proprio o altrui.
E’ quello che è accaduto a Robert Card che si è tolto la vita, una pugno di giorni fa, quando ormai la sua vita valeva poco o nulla, dopo aver ucciso 18 persone e tentato di fare anche di peggio. I feriti sono stati 13. Gli altri, le persone colpite a vita per la perdita di un congiunto, un amico o semplicemente un conoscente che scopri essere stato importante quando lo vedi steso a terra senza vita, sono innumerevoli.
E’ una pratica che nelle cronache si archivia presto, come presto l’ha archiviata Card, con un colpo rivolto a sé stesso. Nella vita reale è tutt’altra faccenda. Restano i luoghi dell’eccidio destinati a diventare crocevia lugubri per chi sa, passa di lì e ricorda. Il padre, l’amico o il figlio morti in questa deflagrazione d’insensatezza attraverseranno il pensiero dei congiunti, come un vuoto e una nota a piè di pagina sull’insensatezza della vita, quale che sia la pagina che andiamo a consultare. E tuttavia c’è un segno di fragilità nella storia di quest’uomo che quasi impedisce di detestarlo davvero, nonostante quello scempio senza limiti che sono state le ultime ore della sua vita.
Una storia di solitudine
L’uomo è stato trovato senza vita nei boschi vicino a Lewiston, non lontano dai luoghi che era solito frequentare. Il posto di lavoro, perso da poco , la sala da bowling e il ristorante che era solito frequentare con la sua compagna, da poco diventata una ex. Un amore finito e un lavoro perduto. Ecco, il mondo era perduto. E’ rimasto il dolore e la rabbia.
L’impossibilità di osservare la vita degli altri e rimanere sé stessi, ora che niente era più come prima. La tappa successiva può essere inarrivabile, come il Nanga Parbat per uno storpio o maledettamente semplice: basta alzarsi dal letto, attraversare il corridoio di una casa disordinata e aprire la credenza. Le armi sono lì. Dopo che le hai prese la credenza rimane vuota, come il tuo cuore. E alla follia non rimane altro che creare vuoti, nelle vite degli altri. Fino ad un epilogo che lascia muti e senza senso, come il corpo senza vita di Robert, e delle vittime prima di lui.